Max Temporali si racconta a Palmen in Motorradsport (Parte 1)

 

Max Temporali.

In Italia sono diverse le voci che vengono associate al Mondiale Superbike. Negli anni sono entrati nel cuore degli appassionati nomi come Giovanni Di Pillo (che continua a svolgere un lavoro egregio su Eurosport), Luigi Vignando (icona dell’era La7), Giulio Rangheri e Max Biaggi, per citarne alcuni. A questi, si aggiunge anche il nome di Max Temporali.

Temporali si occupa del commento tecnico del Mondiale Superbike dal 2014 e quest’anno, dopo un quinquennio a Mediaset, affianca Edoardo Vercellesi su Sky Sport MotoGP HD. Gli appassionati di Superbike apprezzano il contributo di Max Temporali soprattutto per la sua competenza. Le qualità di Max da dietro un microfono sono il frutto di un rapporto di lunghissima data col motociclismo, iniziato anni fa in pista e proseguito successivamente nel giornalismo.

Max Temporali ha accettato di raccontare il suo percorso in una lunga intervista a Palmen in Motorradsport. In questo articolo leggerete la prima parte, incentrata sul passato da pilota di Max e sui suoi primi anni nel giornalismo e in TV. A breve, poi, arriverà la seconda parte, dove il focus si sposterà sulla sua carriera da commentatore.

 

L’intervista

 

Max, innanzitutto puoi parlare di come è iniziata la tua carriera da pilota?

Mio padre ha sempre avuto la moto e negli anni ’70 correva, quindi in casa si parlava solo di moto. Già da bambino volevo un motorino, ma mio padre non si fidava un granché e per questo dovetti aspettare il compimento dei 14 anni. Volevo una Aprilia stradale, ma lui non voleva farmi andare su strada e alla fine mi prese una moto da enduro, che ho poi “adattato” montando gomme da strada e i freni della Gilera KZ125. Iniziai a girare e a fare il “pistola” per strada e finalmente, mio padre capì che preferivo quello allo sterrato.

La prima volta in pista l’ho vissuta a 16 anni, con una 125cc, e lì mi innamorai subito delle corse. Allora, fortunatamente, mio padre mi diede la possibilità di esordire nella 125 Sport Production, categoria under-21. Nel 1991, a 17 anni, ero a Varano per disputare la mia prima gara e in quella circostanza arrivai 14° su ben 147 partecipanti. Fu un risultato sensazionale, considerando che ero al debutto, e in quel momento mio padre disse: “Senti, Max, se vuoi andiamo avanti. I soldi che ti stavo tenendo da parte per il matrimonio e tutto il resto, te li giochi qui. Ci concediamo tre anni e se va bene, andiamo oltre. Altrimenti, ci saremo comunque divertiti…”

 

E a quanto pare, ti andò decisamente bene…

Sì, alla fine andai ben oltre quei tre anni (ride). La mia prima moto dopo l’Aprilia fu una Cagiva Mito, la prima delle tre Cagiva che guidai fino al 1993. Nel 1994, invece, conobbi dei ragazzi fantastici tra cui il meccanico Luigi Boga, con cui mi sento tuttora. Grazie a loro passai al monomarca Suzuki RGV250, dove feci secondo in campionato. Nel 1996 corsi nel Challenge Aprilia 250 e in quello stesso anno vinsi il titolo nel monomarca Yamaha SZR 660, dove fui il primo di 50 partecipanti.

Max Temporali
Temporali in azione con la Cagiva Mito. Credit: Oliver.

La tappa seguente fu la Supermono, una categoria per moto monocilindriche che allora era seguitissima. Ci correvano piloti come Vittoriano Guareschi e Mauro Lucchiari e questo rende l’idea dell’importanza di quel campionato. Corsi con una Ducati 550cc, moto che andava forte quanto le 750cc quattro cilindri. Successivamente tornai alla Sport Production, ma nella categoria 600cc, e nel 1998 passai agli scooter grazie all’appoggio di Malossi.

Nel 1999 mi contattò Oscar Rumi, che mi fece tornare alla Sport Production 600cc. Andavo bene, malgrado una mezzo non molto competitivo, e Rumi mi propose di provare la Superstock 1000, che nasceva proprio in quell’anno. Nella mia prima gara arrivai terzo con una Honda 900cc, che era indietro rispetto a moto come le Yamaha R1 che c’erano già allora, e quindi decidemmo di proseguire su questa strada e di correre anche qualche gara nell’Europeo, dove salimmo sul podio. In quei anni corsi anche qualche gara in Supersport, quando il pilota di Rumi dovette star fermo per un infortunio.

Gli anni 1999 e 2000 andarono così, mentre nel 2001 e 2002 corsi sempre in Superstock 1000 con una Suzuki GSX-R1000, moto con cui arrivai rispettivamente terzo e quarto nel Campionato Italiano. 

 

Da lì la tua carriera è andata avanti per altri sei anni. Puoi parlare delle tue ultime esperienze da pilota?

Nel 2003 l’Aprilia mi fece provare una Tuono, moto che era nata l’anno precedente, e dopo aver trionfato già all’esordio a Binetto, vinsi il titolo in un campionato per moto Naked. Nel 2004 tornai a correre nella Superstock 1000 con Rumi, ma la Honda CBR1000RR che avevamo allora non era una moto così competitiva e a metà stagione decidemmo di comune accordo di fermarci.

Nel 2005 iniziai una nuova esperienza nella SuperTwins con la Buell, grazie al noto concessionario Numero Uno Milano e a Giovanni Valla. Allora la nostra Buell aveva 80 CV e pesava ben 220 kg, oltre a essere molto delicata, ma riuscimmo a fare comunque buone cose grazie anche all’ottimo lavoro di Paton, che si occupò della preparazione del motore.

Max Temporali
Max Temporali con la Buell XB12R usata nella SuperTwins.

Nel 2006 Aprilia mi richiamo per fare il campionato Naked, che vinsi sempre con una Tuono. Nel 2007, invece iniziai a fare semplicemente qualche gara spot con la Tuono, poiché il lavoro da giornalista mi impediva di correre costantemente. Vissi molte esperienze in quell’anno e una di quelle fu l’esordio nelle corse su strada. Feci una gara a Radicondoli, ma non mi piacque: lì le gare sono brevi, non vai al limite e non c’è la ripetitività dei giri, motivi per cui non ho più fatto gare di quel genere. Oltre a una gara nelle corse su strada, in quell’anno ne feci anche una con le moto elettriche.

Il 2008 fu il mio ultimo anno di gare. Corsi in un monomarca Harley Davidson XR 1200 e nella sola prova del campionato, disputatasi a Magione, persi la vittoria per soli 37 millesimi. In quello stesso anno corsi ancora con la Buell e feci anche diverse esperienze all’estero, andando sempre a podio. Dopo tutto questo, ho detto basta e mi sono concentrato sul giornalismo.

 

La tua carriera nel giornalismo era iniziata già diversi anni prima. Ne puoi parlare?

Nel 1992 iniziai a collaborare con degli amici di mio padre. Uno di loro era Maurizio Tanca, che ora lavora a Moto.it, e l’altra era Clara Romagna di Moto Tecnica. Quando avevano bisogno di un tester, io provavo le moto e poi loro facevano gli articoli. Successivamente iniziai io stesso a scrivere alcuni pezzi e lo feci per Moto Tecnica e La Moto, rivista che era diretta da Claudio Porrozzi (fratello del fotografo Fabrizio, ndr).

Nel 1997 passai a Tutto Moto, che diversamente da La Moto aveva sede a Roma e non a Milano. Il mio capo era Maurizio Gissi, che oggi lavora a Moto.it. In dieci anni con Tutto Moto ho avuto la possibilità di provare tante moto più o meno importanti e di imparare un mestiere vivendo la redazione, pur da collaboratore.

 

Quando hai debuttato nella televisione?

Durante l’esperienza con Tutto Moto, mi era venuto il “pallino” di fare qualcosa con, appunto, la televisione. Su consiglio di Alberto Vergani, nel 2001 entrai in contatto con Franco Bobbiese e Telenova (una televisione privata di Milano, ndr) e con loro iniziai a fare diverse prove moto per passione, gratuitamente. All’inizio il mio cameraman era Gigi Soldano, che ora è uno dei fotografi più stimati nel motociclismo.

La collaborazione con TeleNova diventò sempre più intensa, finché nella vigilia di Natale del 2008 non mi chiamò Giorgio Terruzzi, che allora era a capo della redazione motori di Mediaset. Mediaset aveva appena inaugurato un canale Premium dedicato alla MotoGP e siccome dovevano formare una nuova squadra, Terruzzi mi propose di unirmi a loro. Nel 2009 feci un provino insieme a una decina di ragazzi e alla fine mi presero, permettendomi così di iniziare la mia carriera da commentatore…

 

Per leggere la seconda parte dell’intervista, clicca qui.