Intervista ad Alessandro Delbianco, giovane rookie del Mondiale Superbike

Gallery by Luca Gorini

Passare nel giro di due anni dal CIV Moto3 al Mondiale Superbike, pur con in mezzo una bella stagione nell’Europeo Superstock 1000, non è una cosa che capita a molti. Ebbene, questo è esattamente quanto accaduto ad Alessandro Delbianco.

In sella alla Honda del team Althea MIE Racing, Delbianco sta affrontando una stagione di apprendistato in grande crescita. Dopo alcune difficoltà iniziali, il giovane romagnolo classe 1997 ha fatto grandi progressi e col passare delle gare è arrivato a lottare con piloti ben più esperti di lui e a ottenere risultati importanti, come un nono posto a Donington Park e un 13° posto a Laguna Seca (sempre in Gara 1).

Alessandro Delbianco, ragazzo di talento oltre che simpatico e molto umile, ha molto da raccontare sulla stagione 2019 e sui cambiamenti affrontati negli ultimi due anni. Proprio per questo, Palmen in Motorradsport ha voluto intervistarlo.

 

L’intervista

 

Alessandro, come giudichi per ora la tua stagione nel Mondiale Superbike?

Sono partito con molte difficoltà, soprattutto per l’inesperienza e per un po’ di emozione, ma io e il team miglioriamo gara dopo gara e questo è davvero positivo. Piano piano mi sono avvicinato agli altri piloti e sono passato dallo stare in ultima posizione a riuscire a prendere il penultimo e sorpassarlo. A Donington e Laguna Seca, poi, sono riuscito a stare col gruppo sia sul bagnato, sia sull’asciutto e ora speriamo di continuare a crescere dopo la pausa estiva.

 

Delbianco
Alessandro in azione a Laguna Seca.

 

Rispetto all’inizio della stagione, il tuo obiettivo per quest’anno è cambiato?

Sì. Prima di Phillip Island non sapevo cosa aspettarmi e quindi puntavo semplicemente a fare esperienza. Ora, invece, i progressi fatti mi danno molta fiducia e il mio obiettivo per questo finale di stagione è chiudere almeno una gara sull’asciutto nella top-10, eguagliando il risultato ottenuto sul bagnato a Donington Park. Sarebbe fantastico riuscirci!

 

A Donington sei arrivato nono in Gara 1 sotto la pioggia, facendo anche uno spettacolare numero “da circo”. Cos’hai provato in quel momento? (qui il video col commento di Giovanni Di Pillo e Federico Toti)

Ad essere sincero non mi sono spaventato più di tanto, perché mi ero preso rischi simili già in Gara 1 a Misano e sempre a Donington durante le qualifiche. In passato ho gareggiato per diversi anni col supermotard e grazie all’esperienza accumulata in questa specialità, riesco a capire subito quando sto per perdere la moto e ad agire di conseguenza per rimanere in piedi. In più, la Honda CBR1000RR Fireblade è una moto molto facile da guidare e sicuramente questo mi ha aiutato a non cadere in quella circostanza, anche se sono passato sull’erba.

 

Qual è l’aspetto che ti piace di più della tua Honda? E quello su cui bisogna ancora lavorare?

L’aspetto migliore è il telaio, perché come ho detto si tratta di una moto molto facile da guidare. L’area in cui siamo un po’ indietro è invece rappresentata da elettronica e motore. Diversamente dal team ufficiale (quello per cui corrono Leon Camier e Ryuichi Kiyonari, ndr) non abbiamo una moto aggiornatissima e dato che non possiamo fare molto con elettronica e motore, abbiamo lavorato tantissimo su cose come il telaio, i freni, il forcellone…E i risultati si sono visti, perché a livello di guidabilità siamo messi molto bene.

 

Il tuo team, Althea MIE Racing, è ben più piccolo rispetto al team ufficiale Honda. Ma siete totalmente separati o c’è, quantomeno, uno scambio di informazioni?

Sulla carta siamo due team uniti, ma di fatto siamo separati. Anche se mi capita di parlare con Camier e Kiyonari, i nostri team lavorano ognuno per conto proprio e non c’è nessuno scambio di dati.

 

Parliamo ora del tuo passaggio dall’Europeo Superstock 1000 al Mondiale Superbike col team Althea Racing. Ti aspettavi che Genesio Bevilacqua ti facesse fare questo salto?

Sinceramente ci speravo. In Genesio ho trovato una persona che ci mette davvero tanta passione e credo che il suo sogno nel cassetto sia prendere un giovane e portarlo al top. Sicuramente l’anno scorso si è divertito molto a vedermi in pista tra qualche sorpasso spettacolare, bei risultati (tra cui un secondo posto a Brno, ndr) e gare “garibaldine” e speravo davvero che mi portasse in Superbike. Ho dato il 130% a ogni gara per convincerlo a darmi questa possibilità e alla fine ci sono riuscito. Lo ringrazio per tutto quello che fa per me.

 

Delbianco Althea Racing Brno
Brno 2018: Alessandro festeggia il podio insieme al team Althea. A sinistra nella foto Genesio Bevilacqua, titolare del team. Credit: Luca Gorini.

 

Quando ti intervistai un anno fa per Corsedimoto.com (qui l’articolo), mi dicesti riguardo un possibile passaggio al Mondiale Superbike: “Vorrei evitare di fare un passo più lungo della gamba”. Se ci ripensi oggi, credi che il passo dalla Superstock alla SBK sia veramente stato, appunto, più lungo della gamba?

Obiettivamente sì, lo è stato. Già nel 2018 avevo fatto un passo molto grande, cambiando da Moto3 a Superstock 1000, e il passaggio dalla Stock alla Superbike è stato ancora più grande. Col senno di poi, però, questa scelta non si è rivelata sbagliata. All’inizio la vedevo come una cosa troppo difficile, ma col passare delle gare io e il team ci siamo resi conto di potercela giocare con gli altri e lì abbiamo acquisito grande fiducia per continuare a migliorarci. Dobbiamo lavorare ancor più degli altri per stare ai loro livelli, dato che il nostro è un team molto piccolo, ma abbiamo dimostrato che ci siamo ed è questo l’importante.

 

Ma all’inizio ti aspettavi di progredire come hai fatto finora?

Non me lo aspettavo. All’inizio vedevo gli altri piloti del Mondiale come idoli, anziché come avversari, e credevo di non valere abbastanza per poter competere con loro. Successivamente, ho capito che se sono lì è perché ci posso stare e quindi ho cambiato atteggiamento, iniziando a sentirmi più sicuro di me. In questo senso mi sono servite molto le gare sul bagnato, dove mi sono espresso ad ottimi livelli fin da subito. Quando ho passato Chaz Davies in Gara 1 a Donington, in particolare, ho pensato: “Se l’ho fatto sul bagnato, posso farlo anche sull’asciutto”. Sono convinto che Chaz stesse dando tutto e il fatto che il mio limite fosse oltre il suo, in quel momento, mi ha dato molta fiducia.

 

Due anni fa, quando correvi ancora nel CIV Moto3, ti saresti mai aspettato di arrivare dove sei adesso?

Assolutamente no e me rendo conto ancor di più guardando la sezione “Ricordi” su Facebook. A dire la verità, due anni fa non mi aspettavo di arrivare fin qui, ma allo stesso tempo speravo comunque di diventare un pilota professionista. Tutt’altra storia negli anni precedenti: allora correvo nel Campionato Italiano Supermotard, oltre che nel CIV Moto3, e lo facevo soprattutto per divertimento, senza aspettarmi un futuro nelle corse. In sintesi, due anni fa ci speravo ma non me lo aspettavo, mentre prima ancora non ci speravo nemmeno…

 

Delbianco CIV Moto3
Alessandro in azione nel CIV Moto3 nel 2015. Credit: Luca Gorini.

 

Tra l’altro, il percorso che hai fatto tu è molto diverso da quello di molti altri piloti…

Sì, forse sono addirittura l’unico caso…Comunque, mi ritengo molto fortunato ad essere dove sono adesso. Al giorno d’oggi basta poco per bruciarsi, soprattutto quando arrivi in Superbike e hai poca esperienza con moto di grossa cilindrata. Quanto mi è capitato può essere positivo e negativo allo stesso tempo: da una parte l’inesperienza ti porta a fare le gare “a matto”, ma dall’altra ti impedisce di fare un’intera gara al top. In ogni caso, rispetto all’inizio della stagione sono migliorato molto anche in questo.

 

A proposito di gare, com’è stato per te passare da farne una breve in Superstock 1000 a farne addirittura tre in Superbike?

È stata una delle cose più difficili da assimilare. La nostra elettronica non è ancora al top e all’inizio ho fatto molta fatica ad adattarmi a ciò e a trasmettere un buon feedback ai tecnici. Questo, nei primi round, faceva sì che le gomme si consumassero tanto nei primi cinque giri e da lì mi trovavo a dover “remare” per chiudere la gara. Successivamente io e il team siamo cresciuti e abbiamo capito meglio la moto. Ora, riesco tranquillamente a fare tutte le gare al massimo, senza arrivare stremato alla fine. 

 

Parlando di te come pilota e persona, in cosa sei cambiato rispetto a quando correvi in Moto3?

Forse da fuori non si è visto molto, ma ho lavorato tantissimo su me stesso. Correre in moto non vuol dire semplicemente crescere in pista e togliere qualche decimo, ma anche comportarsi da professionista per quanto concerne allenamento, metodo di lavoro, rapporti personali…Bisogna lavorare su sé stessi e rimanere umili, poi i risultati arrivano.
Come persona ho cambiato molto il mio approccio e ora prendo tutte le cose molto più seriamente.
Come pilota, invece, sono migliorato poco. Ogni anno correvo con quello che c’era, dato che non avevo disponibilità, e quindi mi sono trovato a guidare minimoto, pitbike, Vespa, MiniGP, PreGP, diversi tipi di Moto3 e Supermotard. Questo ha “bloccato” la mia crescita come pilota, ma allo stesso tempo mi ha reso più “camaleonte” e ora mi adatto facilmente a tutte le situazioni, cosa molto importante per un pilota.

 

Tornando all’attualità, come passerai la pausa estiva?

Mi rilasserò per una settimana, dopo di che tornerò ad allenarmi duramente. Stiamo andando bene e sarebbe sbagliato mollare proprio adesso…

 

E concludiamo con una domanda sul tuo futuro!
Dove ti vedi tra cinque anni?

Mi piacerebbe correre in Superbike come pilota ufficiale, magari sempre col team Althea Racing. In più, vorrei far sì che la gente veda me, Alessandro Delbianco, come un pilota affermato e non come un ragazzo che sta crescendo. Sarà dura, ma spero di riuscirci.