Ricky Cardús racconta la sua nuova vita tra KTM, Ranch…e Ana Carrasco!

Ricky Cardús
Ricky a Misano. Credit: Palmen in Motorradsport.

Dal 21 al 23 giugno si è svolto il round di Misano del Mondiale Superbike 2019 e in quell’occasione è capitato di vedere nel paddock anche Ricky Cardús, che era presente in qualità di coach di Ana Carrasco.

Nipote d’arte (suo zio Carlos ha corso nel Motomondiale fino al 1993 e vanta cinque vittorie nella classe 250cc), Ricky Cardús ha corso a tempo pieno nel Mondiale Moto2 da metà 2010 al 2015 e tra i diversi piazzamenti a punti ottenuti, con moto e team non di prima fascia, spicca il sesto posto del GP del Giappone 2015. Successivamente il 31enne di Barcellona ha corso nel CEV Moto2 per due anni (e occasionalmente ancora nel Motomondiale) e dal 2018 ha deciso di concentrarsi pienamente su altre attività.

Proprio queste “altre attività” sono oggetto dell’intervista di Palmen in Motorradsport a Ricky Cardús, che ha anche parlato del suo passato in Moto2. Ecco le sue parole.

 

L’intervista

 

Ricky, di cosa ti occupi ora che non gareggi?

Dal 2016 sono tester KTM per il Mondiale Moto2 e da un anno e mezzo gestisco con mio fratello Ferrán il Rocco’s Ranch, un insieme di piste dove si allenano diversi piloti. Inoltre, dall’anno scorso sono il coach della Campionessa del Mondo Supersport 300 Ana Carrasco, con cui ho iniziato a collaborare già prima che vincesse il titolo. Lavorare con Ana è fantastico e lei e il suo preparatore fisico si allenano tutti i giorni nel nostro Ranch. Non corro più a tempo pieno, ma grazie ad Ana, al Ranch e a KTM la mia vita rimane incentrata sulle moto.

 

A Misano Ana Carrasco è tornata a vincere dopo un inizio di stagione non facilissimo. Cosa è cambiato in lei?

Quest’anno il Mondiale Supersport 300 è davvero alto e ci sono molti piloti in grado di vincere. Questo, insieme ad alcuni cambi regolamentari, ha fatto sì che Ana facesse un po’ di fatica al Motorland Aragon, dove è caduta, e ad Assen, dove è arrivata ottava pur lottando per la vittoria. Lei soffriva molto il corpo a corpo e quindi nei mesi successivi ci siamo concentrati su quello e sull’aggressività. I risultati si sono visti già a Jerez, dove Ana è arrivata terza in entrambe le gare, ma il meglio è venuto a Misano. Ana voleva essere a tutti i costi in prima posizione e alla fine è riuscita a vincere. Ora abbiamo un pilota davvero completo e anche se a Donington le cose non sono andate bene (caduta al primo giro per un contatto, ndr), sono sicuro che Ana dirà ancora la sua nella lotta per il titolo.

Ricky Cardús Ana Carrasco
Ricky insieme ad Ana Carrasco.

 

Dal 2016 lavori con KTM. Su cosa ti stai concentrando al momento?

In Moto2 abbiamo avuto un inizio difficile per problemi di telaio e anche se le cose sono andate meglio nelle ultime gare (podio con Brad Binder ad Assen e al Sachsenring, ndr), dobbiamo ancora lavorare per rendere la moto più guidabile. Nel frattempo, sto lavorando con KTM anche sul fronte MotoGP, dove stiamo facendo diverse prove a livello di sospensioni.

 

Andando indietro nel tempo, hai corso nel Mondiale Moto2 da metà 2010 fino al 2015 e poi occasionalmente nel biennio 2016/17. Cosa pensi in generale di quegli anni?

Sono arrivato in un periodo in cui il livello era altissimo e c’era grande equilibrio, un po’ come adesso. Quando è così, può succedere che un giorno ti alzi con buone sensazioni e stai tranquillamente nella top-5, mentre il giorno dopo fatichi addirittura a stare nei primi 20 posti. Per quanto mi riguarda in Moto2 ho vissuto momenti belli, come quando ho raccolto risultati importanti, e momenti brutti, riferendomi ad alcuni incidenti e infortuni. I momenti più belli sono stati i GP di Austin, Jerez e Le Mans del 2017: lavoravo già con KTM e quelle tre gare corse al posto di Brad Binder, che allora era infortunato, mi hanno permesso di imparare molto e di conoscere meglio la moto. Non ho vinto né gare né titoli, ma in generale sono contento degli anni trascorsi in Moto2. Ho conosciuto persone fantastiche e l’esperienza accumulata mi sta servendo molto nelle attività che svolgo oggigiorno.

Ricky Cardús
Ricky Cardús in azione a Motegi nel 2015. Credit: JPMoto Malaysia Team

 

Tra cui la crescita di giovani talenti…

Esattamente. Abbiamo una scuola all’interno del Rocco’s Ranch e tra i nostri “studenti” ci sono diversi piloti della European Talent Cup e del Campionato Spagnolo Supermotard, nonché pilotini in erba che hanno esordito quest’anno in vari trofei promozionali. Poter aiutare questi ragazzi nella loro crescita è davvero gratificante e spero che riescano ad andare lontano.

 

In conclusione, ti piacerebbe tornare alle gare?

Al momento no. Sono molto contento dei progetti che porto avanti nel Ranch e ora come ora, un ritorno alle gare non è assolutamente tra le priorità.