Intervista a Garrett Gerloff, nuova speranza USA nel Mondiale Superbike

Garrett Gerloff
Garrett Gerloff al Motor Bike Expo 2020. Credit: Palmen in Motorradsport

 

Tra i molti eventi che hanno avuto luogo al Motor Bike Expo 2020, andato in scena dal 16 al 19 gennaio, ha richiamato un ampio pubblico di media e appassionati la presentazione dei piani sportivi di Pata Snack. La storica azienda di vicino Mantova sosterrà i team Crescent e GRT nel Mondiale Superbike e farà lo stesso col team Bardahl Evan Bros. Racing nel Mondiale Supersport. Con la sola eccezione di Toprak Razgatlioglu, erano presenti a Verona tutti i piloti dei team appena menzionati, ovvero l’alfiere Bardahl Evan Bros. Andrea Locatelli, il forte pilota Crescent Michael van der Mark e la coppia GRT Yamaha formata da Federico Caricasulo e Garrett Gerloff.

Proprio il nome di Garrett Gerloff ha attirato negli ultimi mesi l’attenzione dei fan del Mondiale Superbike. Terzo l’anno scorso nel MotoAmerica con un bottino complessivo di quattro vittorie e altri undici podi in venti gare, il 24enne originario del Texas è appena approdato al Mondiale Superbike e cercherà di mettersi in luce in un campionato dal livello sempre più alto, come già fatto nel 2009 dall’illustre connazionale Ben Spies (di cui è pupillo).

Poco prima dell’evento organizzato da Pata Snack, che ha preceduto di qualche giorno i successivi test andati in scena a Jerez e Portimão, Palmen in Motorradsport ha avuto modo di intervistare Garrett Gerloff per conoscerlo meglio­.

Garrett, quest’anno esordirai nel Mondiale Superbike. Come ti senti?

Sono contentissimo, perché è davvero bello che un costruttore come Yamaha e il team GRT mi permettano di dimostrare il mio talento a livello internazionale. Voglio sfruttare questa possibilità al meglio e vedere dove sarò alla fine dell’anno. Ho già definito un piano per questa stagione e ho molti obiettivi che voglio raggiungere. Ho molta fiducia, spero che tutto vada per il meglio.

 

Che obiettivi ti sei dato?

Preferisco tenerli per me, almeno per ora. Quel che posso dire è che punto ad essere un pilota migliore. Invece di pensare alle prestazioni degli altri piloti, voglio concentrarmi su me stesso e vedere i miei avversari come punto di riferimento. Mi piacerebbe essere veloce quanto gli altri piloti Yamaha, ma prima di tutto voglio pensare a come crescere e scalare la classifica.

 

Garrett Gerloff
WorldSBK Test a Jerez (2019). Credit: GRT Yamaha.

 

Quest’anno sarai compagno di squadra di Federico Caricasulo. Che rapporto hai con lui?

Per ora tra noi c’è un rapporto molto buono. Recentemente abbiamo affrontato un test fisico insieme e in quei giorni abbiamo condiviso la stanza e tutto il resto. È un ragazzo molto simpatico e veloce e quest’anno ci accomuna il fatto che dobbiamo conoscere cose nuove: io le piste, lui la Yamaha R1. Spero che potremo imparare l’uno dall’altro e formare una squadra veramente forte.

 

Non è così scontato che ci sia un buon rapporto tra compagni di squadra…

Già, è difficile trovare un equilibro tra l’aiutarsi a vicenda e il voler battere l’altro. Diversi piloti finiscono per “odiarsi”, ma sinceramente non sono il tipo. In pista ovviamente do il massimo, ma fuori posso tranquillamente fare amicizia con gli altri ragazzi. È quando metti il casco che cambia tutto: lì sei solo con la tua moto e l’unica cosa che puoi fare è spingere al massimo.

 

Parlando invece del 2019, cosa puoi raccontare della tua stagione nel MotoAmerica?

È stata una stagione di alti e bassi, in cui ho alternato gare bellissime ad alcuni errori e problemi. A prescindere da questo, abbiamo finito la stagione molto bene e abbiamo fatto grandi progressi rispetto al 2018 (quando era arrivato quinto, ndr). Ho lottato costantemente per le prime posizioni e sono veramente felice di aver vinto alcune gare. Credo che senza alcuni imprevisti mi sarei giocato il titolo, ma ormai è andata e ora voglio solo guardare avanti e concentrarmi su quello che farò.

 

Garrett Gerloff
Pittsburgh 2019.

 

Puoi parlare di com’è iniziata la tua carriera?

Tutto è iniziato quando a 4 anni ho avuto la mia prima moto, una Yamaha PW50. Se mi sono appassionato a questo sport è grazie a mio padre, che in passato ha corso in moto. Ho iniziato a girare a quattro anni, come ho detto, ma ho fatto le mie prime gare a 12. A quell’età ho infatti avuto la mia prima moto da pista. Quando mi sono seduto per la prima volta su una minimoto, ho capito che quella era la strada che volevo seguire. Da lì ho cercato di crescere costantemente e di raggiungere obiettivi sempre più alti. E non è ancora finita, perché il mio sogno è la MotoGP…

 

Ti saresti mai aspettato di raggiungere un livello così alto a soli 24 anni?

Difficile da dire, ma posso affermare che non è stato facile arrivare fin qui e ho ancora molti obiettivi che voglio raggiungere. Aggiungo anche che, sinceramente, non mi sento così giovane ad approdare al WorldSBK a 24 anni. Non dico che mi aspettavo di riuscirci prima, ma ammetto che mi sento un pochino “vecchio”. In ogni caso, l’età ovviamente non mi interessa, perché alla fine a contare sono i risultati…

 

Ti piace l’Italia?

Moltissimo. Adoro, in particolare, la grande passione che avete per il cibo, il calcio, le moto e altro ancora. Mi piace molto, anche perché è una cosa che non vedo spesso negli Stati Uniti. Credo che l’Italia sia un paese meraviglioso!

 

In conclusione, vuoi ringraziare qualcuno per essere arrivato fin qui?

Sì. Innanzitutto ringrazio molto Yamaha USA: anche se avevo una loro offerta per restare nel MotoAmerica, mi hanno permesso di cercare un’opportunità nel Mondiale Superbike. In secondo luogo sono molto grato ad Andrea Dosoli e Yamaha Europe, che hanno spinto affinché arrivassi qui, e a Filippo Conti e il team GRT, che mi hanno dato questa possibilità. Il team GRT è davvero ottimo e sono contento di farne parte. Inoltre, una persona che ha avuto un ruolo molto importante è Ben Spies, perché ha fatto sì che mi trovassi nel posto giusto a parlare con le persone giuste. Lo conosco da vari anni e so che voleva vedere un altro pilota americano passare dal MotoAmerica al Mondiale Superbike, come fece lui nel 2009 (quando il campionato si chiamava ancora AMA Superbike, ndr). Ben crede moltissimo in me e mi ha dato veramente una grande mano.

 

Tra l’altro, sarai il primo pilota americano a prendere parte al Mondiale Superbike con una Yamaha, undici anni dopo lo stesso Ben Spies…

Sì, e un’altra cosa curiosa è che nel 2009 Ben indossava tute Alpinestars e caschi HJC, proprio come me quest’anno!

 

Palmen in Motorradsport ringrazia Garrett Gerloff per la disponibilità e gli augura una stagione 2020 ricca di soddisfazioni.