Federico Fuligni si racconta a Palmen in Motorradsport…Quattro anni dopo!

Federico Fuligni
Fuligni festeggia la vittoria nel WorldSSP Challenge in Gara 1 a Misano.

Intervistare un pilota e rifarlo dopo alcuni anni è un’esperienza particolare. La prima ti permette di conoscerlo e di ripercorrere la sua carriera, la seconda ti permette di capire cosa è cambiato in quegli anni e fare un confronto. In questo caso, il pilota è Federico Fuligni.

Nel 2019 avevamo parlato insieme degli anni nel CEV Moto2, della stagione vissuta nel Motomondiale nel 2018 e di come era andato fino a quel momento il suo primo anno nel Mondiale Supersport, col team MV Agusta Reparto Corse. Quattro anni dopo, “Fulazzi” corre ancora nel WorldSSP, stavolta con la Ducati del team Orelac Racing VerdNatura (con cui disputa solo le gare europee), e ha nel frattempo gareggiato con altre squadre e marche. In tutto questo, alcune cose sono rimaste invariate: la grande gentilezza del pilota, la sua simpatia e il rapporto con la VR46 Academy e i suoi piloti.

Qui l’intervista fatta quattro anni fa. Qui sotto, invece, quella fatta a fine luglio a Most.

 

Federico, ci eravamo lasciati nel 2019 quando hai vinto Gara 2 del CIV al Mugello. Un grande traguardo, solo che dopo è arrivato un episodio sfortunato…

Poco dopo quel weekend c’è stato il round del Mondiale Supersport a Magny-Cours ed ero molto carico dopo la bella vittoria nel CIV. Purtroppo è stato un disastro, perché sono finito in ospedale dopo un incidente alla partenza causato da un altro pilota. Quando sono arrivato in ospedale avevo un emo- e pneumotorace, con un polmone che è collassato e si è riempito di sangue. Avevo anche delle ossa rotte, ma quello è passato in secondo piano rispetto agli altri danni…Sono rimasto una settimana in ospedale in Francia e poi sono tornato in Italia, dove mi sono sottoposto a un altro controllo e mi hanno tolto circa cinque litri di sangue dal polmone. Ho rischiato tanto, ma per fortuna ne sono uscito.

 

Cosa puoi dire invece delle stagioni dal 2020 al 2022?

Il 2020 era partito discretamente, ma poi è arrivata la pandemia e quindi è stato un anno particolare un po’ per tutti a livello sia di gare, sia di allenamenti. Nel 2021 invece sono passato alla Yamaha del team VFT Racing e i risultati non sono stati quelli sperati (quattro piazzamenti a punti e un 13° posto come miglior risultato, ndr) a causa anche dell'”inesperienza” del team: sui circuiti dove potevamo fare dei test, arrivavamo alle gare preparati ed eravamo veloci, ma sulle piste in cui non avevamo dati arrivavamo ad avere un buon passo solo di domenica. Nel 2022 invece avevamo un bel progetto col team D34G Racing di Davide Giugliano, in cui i piloti eravamo io e mio fratello Filippo, ma l’anno è stato condizionato da un infortunio a una spalla rimediato nei test (mentre “Filazzi” è stato fermato dalla frattura al bacino rimediata a Estoril, ndr).

 

Cosa puoi dire riguardo quell’infortunio?

Nei primi test a Misano, a causa soprattutto del freddo e dello scarso grip, sono caduto da dritto alla Quercia a circa 250 km/h e ho rimediato una lussazione di quarto grado a una clavicola. Non mi sono operato, ma questo infortunio ha compromesso tutto l’anno sia fisicamente che a livello di fiducia, al punto che nella prima metà di stagione non avevo forza nella parte infortunata. Con un livello così alto si fa fatica a risalire dopo un infortunio del genere, in più correvamo con la Ducati Panigale V2 ed essendo il primo anno per questa moto, nessuno aveva dati. Nicolò Bulega, per dire, ha avuto qualche difficoltà nel 2022, mentre quest’anno ha fatto uno step incredibile ed è primo in campionato.

 

Federico Fuligni
Misano 2023.

 

Quest’anno invece corri ancora con la Ducati, ma quella del team Orelac. Come sta andando?

Dopo l’infortunio dello scorso anno sono tornato nuovamente al 100% della forma, ma avendo già subito vari infortuni seri nella mia carriera ho adottato un approccio diverso. In allenamento do sempre il massimo, mentre nelle gare ho deciso di fare un lavoro più graduale senza strafare e rischiare troppo. Dall’inizio siamo andati sempre in crescendo, ma a Donington ho avuto un problema a un braccio che ha compromesso il weekend. A Imola invece stavo andando molto bene e sentivo di potermi giocare la top 10 in entrambe le gare, ma in Gara 1 sono stato centrato alla prima curva da un altro pilota e mentre io ne sono uscito con qualche ematoma, ma senza danni gravi, la moto è andata distrutta e si è salvato solo il motore. In Gara 2, invece, sono scivolato per la rottura di un semi-manubrio.

Purtroppo queste cadute hanno interrotto il trend positivo e in più a Most sono emersi dei problemi di elettronica: dopo la caduta di Gara 1 a Imola abbiamo dovuto cambiare tutti i cablaggi e la moto sembrava a posto, ma nella successiva scivolata in Gara 2 si deve essere danneggiato qualcosa e questo ci ha rallentati per tutto il weekend a Most. Inoltre, il fatto di avere ematomi e dolori vari nella parte sinistra del corpo mi costringeva a compensare con l’altro lato, e quindi non guidavo bene.

 

In Gara 2 però è arrivato un bel risultato: settimo posto e vittoria nel WorldSSP Challenge.

Sì, infatti sono contento del risultato ottenuto. Non manca però un po’ di rammarico, perché sento di aver fatto il “coniglio” e di essermi accontentato. All’inizio quando era bagnato ero veloce e quando la pista si è poi asciugata avevo passato Marcel Schrötter e potevo anche andare con Tarran Mackenzie (vincitore della corsa, ndr). Poi però ho preso due imbarcate e quindi ho preferito non prendermi più rischi, vista la sfortuna avuta nell’ultimo periodo. In ogni caso sono contento di aver ottenuto una top 10 e una vittoria nell’Europeo (la seconda dopo Gara 1 a Misano, dove aveva chiuso 15°, ndr) e prima della pausa estiva, e ora speriamo di ripartire da questo punto a Magny-Cours.

 

Tornando agli anni scorsi, cosa salvi principalmente del periodo 2020-2022?

Dell’anno con Giugliano salvo sicuramente il fatto che, dopo l’infortunio iniziale, ho capito definitivamente di non dover girare nelle condizioni di freddo che c’erano allora. Quando penso invece al 2021, sicuramente avrei cercato di lavorare meglio per essere subito veloce e se avessi fatto così, sicuramente sarei riuscito a partire più avanti e ad ottenere risultati migliori. In quell’anno purtroppo molte gare sono state condizionate dal fatto che partissi indietro ed essendo io molto alto rispetto a diversi miei avversari, faccio un po’ più di fatica ad effettuare sorpassi e anche se ho il ritmo per stare in top 10, quando parto indietro fatico a risalire e la gara viene già compromessa.

 

Com’è invece il tuo rapporto con Raffaele De Rosa, tuo compagno di squadra?

Con lui ho un bellissimo rapporto da quando correvamo insieme con la MV Agusta, quindi sono stato davvero contento di ritrovarlo quest’anno. Insieme lavoriamo bene, ci confrontiamo e ci aiutiamo a vicenda per raggiungere i nostri obiettivi, anche dandoci la scia a vicenda nelle prove. Siamo a tutti gli effetti amici e se capita andiamo anche in vacanza insieme. Inoltre è sempre simpatico quando provo a imitare l’accento napoletano con lui, ascoltiamo le canzoni napoletane e quando mi risponde al telefono dicendo “we we” anziché “pronto”.

 

Se pensiamo al 2019 e ad adesso rimane un’altra certezza per te, ovvero la VR46 Academy.

Fin da sempre la Academy è stata un grande spettacolo, dato che allenarsi con un pilota come Valentino Rossi è il sogno di tutti. Adesso che ha smesso di correre in moto non si allena più con noi, ma noi continuiamo ad allenarci tutti i giorni e c’è sempre un grande rapporto tra i ragazzi: in pista sono tutti avversari, ma al di fuori si supportano e spronano a vicenda. Inoltre siamo grandi amici e ci divertiamo molto quando usciamo insieme e anche in occasioni come il matrimonio di Luca Marini. Capita anche che andiamo ai concerti di Cesare Cremonini, un artista che dà sempre una grande carica da cui è difficile trattenersi…

 

Federico e i ragazzi della VR46 Academy al matrimonio di Luca Marini. Da una storia Instagram di Marco Bezzecchi.

 

Insomma, fuori dalla pista siete ragazzi normali.

Sì. Basti pensare a “Pecco” Bagnaia, che pur essendo diventato Campione del Mondo MotoGP è sempre lo stesso “Pecco” che conosco da tanti anni. Questo vale anche per Franco Morbidelli, Marco Bezzecchi, Celestino Vietti ecc…Proprio questo è uno dei più grandi insegnamenti di Valentino Rossi: nonostante la sua carriera e i tanti titoli che ha vinto, lui è una persona umilissima ed estremamente alla mano.

 

In conclusione, dove vorresti arrivare in futuro?

L’obiettivo è sempre quello di vincere un titolo, perché sarebbe la migliore soddisfazione dopo tutti gli infortuni che ho patito. Purtroppo tutte le volte che arrivavo ad andare forte, succedeva sempre qualcosa che mi fermava. Io però non mollo e proverò ancora ad ottenere grandi risultati. Un giorno, inoltre, mi piacerebbe fare bene in Supersport e poi andare in Superbike, su una moto che sarebbe più adatta al mio fisico. Nel frattempo voglio però concentrarmi su quest’anno e sull’immediato futuro e per il 2024 mi piacerebbe rimanere nel team Orelac, al fine di continuare il nostro progetto e crescere costantemente come avevo fatto nel CEV Moto2 col Team Ciatti.

 

Eventualmente, saresti anche disposto ad arrivare al Mondiale Superbike passando per il CIV?

Non lo escludo. Il primo obiettivo è sempre il mondiale, ma se il pacchetto non è all’altezza non vale la pena correre per fare numero, e lì può diventare una buona soluzione passare per il CIV. In passato il motociclismo permetteva al pilota di fare maggiormente la differenza, mentre con l’attuale livello di tecnologia, moto e piloti bisogna avere tutto al posto giusto per riuscirci e se manca anche uno solo di questi fattori, il titolo rimane un sogno. A prescindere dalla categoria, a vincere è sempre il pacchetto più completo.

 

Basta vedere quello che è successo in Superbike.

Infatti Álvaro Bautista ha vinto il campionato nel 2022 ed è in testa quest’anno perché è il pilota più forte, sulla moto più forte e con la squadra più forte. Nel 2019, per dire, aveva la moto migliore, ma poi non è stato il miglior pilota in pista per le tante cadute nella seconda parte di stagione, e infine il titolo è andato a Jonathan Rea. Ora invece è tutta un’altra musica…

 

Palmen in Motorradsport ringrazia Federico Fuligni per la grande disponibilità e gli augura il meglio per le prossime gare.