Federico Fuligni (WorldSSP) si racconta a Palmen in Motorradsport

Federico Fuligni
Federico in azione a Portimão. Credit: MV Agusta Reparto Corse.

 

Per la stagione 2019 il Mondiale Supersport ha accolto nel suo schieramento tre piloti provenienti dal Mondiale Moto2. Se Isaac Viñales e Jules Danilo erano già stati intervistati da Palmen in Motorradsport, ora questo momento è arrivato anche per l’altro reduce della “middle class” del Motomondiale, ovvero Federico Fuligni.

Classe 1995, Federico Fuligni è approdato al WorldSSP col team MV Agusta Reparto Corse, dove affianca Raffaele De Rosa. Finora la stagione lo ha visto ottenere punti in cinque gare su nove e il suo miglior piazzamento è l’11° posto di Misano. In passato “Fulazzi” ha corso nel CEV Moto2 dal 2014 al 2017 e poi ha partecipato all’edizione 2018 del Mondiale di categoria, guidando la Kalex del team Tasca Racing. Se nel CEV il pesarese aveva ottenuto diversi piazzamenti nella top-10 e anche nella top-5 (compreso un podio), la stagione nel Motomondiale non è andata al meglio, dato che per diversi motivi non ha mai centrato la zona punti.

Questo ha portato Fuligni al passaggio in Supersport e oltre a correre nel Mondiale, il giovane gareggia occasionalmente nel CIV, come accaduto anche il 21 e 22 settembre scorsi al Mugello. Chiamato a sostituire Kevin Manfredi in sella alla Yamaha del team Rosso e Nero, il 24enne di Pesaro si è messo in luce sotto la pioggia battente in Gara 2, arrivando addirittura a vincere. Per Federico questo è stato un momento bello e inaspettato e a rendere il tutto ancor più speciale per lui e il team Rosso e Nero ci ha pensato il fratello minore Filippo, che in quella stessa gara è arrivato terzo.

 

Federico Fuligni
Federico al Mugello. Credit: Palmen in Motorradsport.

 

Proprio al Mugello, Palmen in Motorradsport ha avuto modo di intervistare Federico Fuligni, che ha parlato della sua stagione nel Mondiale Supersport, della parentesi in Moto2 e di altro ancora.

 

 

L’intervista

 

Dopo vari anni in Moto2 sei passato al Mondiale Supersport. Come sta andando?

Finora ci sono stati alti e bassi. I test invernali sono stati difficili, ma poi in Australia ho girato fortissimo nelle prove e in Superpole ho fatto segnare il quinto tempo. La gara purtroppo non è andata altrettanto bene, poiché sono caduto. Le gare successive sono state condizionate, invece, dal fatto che io ci metta un po’ ad andare veloce. Spesso faccio fatica nelle prove e questo fa sì che io sia indietro nella griglia di partenza. In gara giro con tempi da top-10, ma partendo indietro e dovendo sorpassare piloti più lenti fatico a ottenere risultati. 

 

Come giudichi per ora la tua stagione?

Sicuramente al di sotto delle aspettative mie e del team. Il nostro obiettivo era stare costantemente nelle prime dieci posizioni e in gara non ci sono ancora riuscito, o perché parto indietro o perché parto male. A Phillip Island per esempio ero in seconda fila, ma poi ho sbagliato completamente la partenza, tanto da ritrovarmi quindicesimo. La caduta che ho avuto in seguito è stata strana, ma penso che se fossi partito meglio sarei rimasto in piedi, non dovendo spingere per recuperare. Comunque, in gara mi è capitato spesso di trovarmi dietro a piloti più lenti di me e quando è così, non è neanche facile liberarsi di loro. Devo lavorare sulle partenze e sull’essere veloce fin da subito, al fine di risolvere tutti questi problemi e, inoltre, sfruttare al meglio il grip iniziale. 

 

Che differenze hai riscontrato tra Supersport e Moto2?

In primo luogo c’è una grande differenza per quanto riguarda le gomme. Le Dunlop che si usano in Moto2 non sono intagliate e sono più rigide, rispetto alle Pirelli, e la loro gomma anteriore ti permette di entrare molto più forte in curva. Questo, forse, accade anche perché il telaio di una Moto2 è molto più rigido, rispetto a quello di una Supersport. Parlando invece della gomma posteriore, sento che lo pneumatico Pirelli ha molto più grip rispetto a quello Dunlop. Inoltre, generalmente le gomme Dunlop ti permettono di girare sugli stessi tempi dall’inizio alla fine, mentre con le gomme Pirelli si accusa maggiormente il calo nei giri finali.

A livello di guida, quando correvo con la Moto2 mi allenavo con una Yamaha R6 e, finché si poteva, con una Honda CBR600RR. Usavo sempre le gomme Dunlop, in quei casi, e la differenza che sentivo maggiormente è che essendo quelle moto meno rigide di una Moto2, mi veniva tutto più facile pur mantenendo lo stesso stile di guida. Parlo di Yamaha e Honda, perché la MV Agusta richiede un altro stile di guida…

 

Federico Fuligni
Impennata a Portimão. Credit: MV Agusta Reparto Corse.

 

Che particolarità ha la MV?

Credo richieda una guida vecchio stile, diversa da quella tipica della Moto2. In Moto2 ci si abitua a mettere la moto di traverso in staccata, mentre con la MV questo modo di guidare penalizza molto. Per sfruttarla al meglio bisogna essere più puliti, lasciar correre la moto a centro curva e aprire il gas da piegato. Una guida più “old style”, appunto, che ricorda un po’ la vecchia 250cc. Ancora oggi sto lavorando per adattarmi al meglio alla MV.

 

Facendo un passo indietro, ha corso per diversi anni in Moto2 tra CEV e Mondiale. Puoi parlare prima della parentesi in Spagna?

I miei anni nel CEV sono stati condizionati, anche lì, da alti e bassi. Molte volte andavo in crescendo, poi mi infortunavo e dovevo ricominciare daccapo. Nel 2014, per esempio, avevo iniziato la stagione con un decimo posto ed ero poi cresciuto fino ad arrivare in top-5 alla quinta gara, solo che poi mi sono infortunato all’anulare della mano sinistra e quindi la stagione è terminata in anticipo. L’anno dopo ho vissuto una storia simile: venivo da alcune belle gare e a Navarra avevo fatto il secondo tempo nelle Qualifiche 1, salvo poi rompermi un polso nella sessione successiva e dover ricominciare nuovamente da zero.

Nel 2016 ero partito bene nel CEV, con un podio, e poi avevo fatto una bella rimonta nella gara del Mondiale al Mugello (dal fondo della classifica a 20°, ndr). Al secondo round del CEV, però, un pilota ha rotto il motore e io sono scivolato sull’olio, venendo poi colpito alla schiena dalla moto. Risultato? Una vertebra toracica rotta e altre quattro schiacciate. Questo infortunio mi ha condizionato molto quando sono tornato a correre e anche l’anno dopo, pur ottenendo diversi buoni risultati, non ho reso al meglio per quell’infortunio.

 

Nel 2018 sei passato al Mondiale col team Tasca Racing. Puoi parlare di questa esperienza?

All’inizio abbiamo corso su piste che non conoscevo e lì ho faticato molto, in particolare ad Austin. A Jerez, invece, abbiamo fatto un buon passo avanti e dopo qualifiche difficili ho recuperato fino al diciottesimo posto. É stata una bella gara, ma sono convinto che se fossi partito un po’ più avanti, sarei andato a punti. A Le Mans è invece successo il contrario di Jerez, perché sono andato abbastanza bene in qualifica, ma sono caduto in gara. Nelle gare successive ho faticato per un problema a un muscolo della schiena e a questo si è aggiunto un motore non molto performante sul rettilineo.

La pausa estiva dopo il GP del Sachsenring mi ha permesso di riprendermi da quel problema alla schiena, solo che poi mi sono fratturato una clavicola mentre mi allenavo al Ranch di Valentino Rossi. Ho dovuto saltare la gara di Brno per questo infortunio e quando sono tornato, in Austria, non ero affatto al 100%. Nelle gare successive ho avuto alti e bassi. A Phillip Island, in particolare, stavo andando bene, ma all’improvviso si è rotto un bullone della staffa del cambio e quindi mi sono dovuto ritirare, dato che non riuscivo più a cambiare le marce.

In generale la stagione è stata un po’ sfortunata, ma avevo un contratto biennale col team Tasca Racing e quindi avrei potuto fare un’altra stagione. Solo che alla fine non è successo…

 

Federico Fuligni
Federico a Valencia nel 2018. Credit: Tasca Racing.

 

Come mai?

Triumph non garantiva la stessa quantità di motori dell'”era Honda” e quindi hanno ridotto il numero di moto. Il team Tasca è tornato ad avere una sola moto (affidata a Simone Corsi, ndr) e per questo motivo mi sono ritrovato a piedi. 

 

E poi sei entrato in contatto col team MV Agusta Reparto Corse. Com’è nato il tutto?

Mi hanno cercato loro e lì ho pensato che fosse meglio cambiare, anziché fare un altro anno di CEV sperando di tornare al Motomondiale. Inoltre, mi piaceva l’idea di correre per un team ufficiale e anche per questo ho accettato l’offerta.

 

C’è la possibilità che tu rimanga con loro nel 2020?

Stiamo parlando per il rinnovo. Quest’anno sto prendendo confidenza con moto, gomme e piste diverse da quelle a cui ero abituato e mi piacerebbe rimanere qui l’anno prossimo, in modo da sfruttare l’esperienza accumulata e puntare a risultati migliori.

 

Cosa ti piace di più della MotoGP? E della SBK?

Della MotoGP mi piacciono molto l’aspetto “scenico”, a cui contribuisce anche la presenza di tutte quelle hospitality, e il calore del pubblico. In MotoGP fai fatica a girare con lo scooter, per la gente che c’è, ma è sempre bello vedere tutte quelle persone sui prati e sulle tribune. Proprio il calore del pubblico è la cosa che mi manca di più in Superbike, dove invece c’è molta meno gente. Qui, però, fanno cose molto carine per favorire il contatto tra piloti e fans, tipo la pit walk e il Paddock Show.

 

Tu cosa faresti per portare più pubblico alla Superbike?

Difficile da dire. Secondo me, questa grande differenza di pubblico è dovuta al fatto che i piloti MotoGP siano molto più conosciuti di quelli della Superbike. Una volta c’erano pure i miti della SBK e anche qui vedevi tanta gente sugli spalti, ma ora è diverso. Certamente in MotoGP è fondamentale la figura di Valentino Rossi, che è un po’ il mito per eccellenza. Sicuramente dopo il suo ritiro ci sarà un calo di pubblico, anche se ora è difficile quantificarlo, e spero che i suoi tifosi si affezionino ai piloti della Academy, come Franco Morbidelli e “Pecco” Bagnaia.

 

Entrambi Campioni del Mondo Moto2, tra l’altro…

Sì, e certamente non hanno vinto per caso. Entrambi avevano fatto vedere grandi cose già da giovanissimi, ma poi avevano avuto delle difficoltà. Franco era arrivato a un punto in cui non aveva aiuti economici e la VR46 lo ha aiutato molto sotto questo aspetto. Lui ha ricambiato il loro aiuto vincendo il titolo nel 2017 e ciò è stato fatto anche l’anno successivo da “Pecco”, aiutato dalla VR46 dopo la brutta stagione col Team Italia nel 2013. Sono molto contento per loro e spero che riescano a vincere anche in MotoGP, augurio che rivolgo anche agli altri giovani italiani del Motomondiale.

 

Tu ti sei allenato molto con Valentino Rossi e la VR46 Academy. Cosa ti ha insegnato principalmente Valentino?

Sì. Pur non avendo il contratto con la VR46 mi sono allenato, e mi alleno tuttora, con “Vale” e gli altri ragazzi e sono molto legato a lui, Andrea Migno, Marco Bezzecchi e tutti gli altri. È difficile scegliere un solo insegnamento, perché lui insegna molto in generale per la persona che è. Non molla mai, neanche adesso che ha 40 anni, e anche al Ranch si allena sempre e cerca di migliorare. Forse, la cosa più importante che ho imparato da lui è che bisogna sempre curare il dettaglio, in moto e negli allenamenti.

 

In conclusione, sei soddisfatto di com’è andata finora la tua carriera?

Ho raggiunto un livello molto alto, e non è cosa da tutti, ma sono stato spesso ostacolato da problemi e infortuni. Comunque non mi piace pensare al passato e ai “se” e ai “ma” del caso e sto cercando di dare il meglio adesso in ottica futura. Mi piacerebbe tornare al Motomondiale e spero di fare dei bei risultati nei prossimi anni, al fine di raggiungere questo obiettivo.

 

Palmen in Motorradsport ringrazia Federico Fuligni per la disponibilità e gli augura il meglio per il futuro.