L’appello di José Calero: “Dorna, dicci come sarà il Mondiale Superbike!”

Orelac Racing Superbike
José Calero.

Quest’anno il Mondiale Superbike sta vivendo un importante cambiamento per tre motivi:

  1. l’arrivo della Ducati Panigale V4R, moto costosissima e ispirata alle Desmosedici che vediamo in MotoGP;
  2. il folgorante debutto di Álvaro Bautista, mattatore dei primi quattro round con 11 vittorie su 11 gare;
  3. il ritorno in veste ufficiale di Honda e BMW, che ha portato a 5 il numero di case ufficiali nel WorldSBK.

Il problema è che, come si suol dire, “non è tutto oro quello che luccica”. Ne sanno qualcosa i team privati, che per via di questa corsa agli armamenti si trovano costretti a rincorrere e a spendere tempo, energie e budget in quantità immani per ottenere al massimo risultati nella top-10 o qualche exploit isolato, come il podio di Toprak Razgatlioglu e del team Turkish Puccetti Racing in Gara 1 a Imola. Quando rilevò il Mondiale Superbike nel 2013, l’intenzione di Dorna era quella di trasformarlo in un campionato per moto stock e team privati, almeno a parole. Quanto stiamo vedendo quest’anno, invece, va in una direzione diversa…

L’unica cosa certa, ora come ora, è che tutti si stanno interrogando sul futuro del Mondiale Superbike. A riguardo Palmen in Motorradsport ha intervistato José Calero del team Orelac Racing Verdnatura, squadra privata Kawasaki che corre in Superbike con Leandro Mercado (ora fuori per infortunio e sostituito da Héctor Barberá) e nel Mondiale Supersport con Nacho Calero.

Leandro Mercado
Leandro “Tati” Mercado in azione a Buriram.

 

L’intervista

 

Il Mondiale Superbike sta vivendo un periodo particolare. Com’è per un team privato competere contro cinque case ufficiali e moto così veloci?

Per noi è veramente difficile. Lavoriamo tanto per essere al loro livello e per rendere la nostra Kawasaki simile a quelle ufficiali, ma è davvero complicato. Come si sta dicendo, sembra che il Mondiale Superbike stia diventando un campionato per case ufficiali e per team satellite. Per esempio, Yamaha ha come squadra satellite il team GRT e idem Ducati coi team Barni e Go Eleven. Se il team privato non ha l’appoggio della casa, le sue prospettive sono molto limitate. L’impressione è che prima o poi anche le altre case imiteranno Ducati e prepareranno motori ispirati alla MotoGP. Il team privato, in una situazione del genere, può fare ben poco da solo e l’unica soluzione è “arrendersi” alle case e diventare squadra satellite. Noi soffriamo anche un problema di natura economica: per stare al livello delle case ufficiali serve un grande budget e trovarlo è difficile, anche perché i potenziali sponsor sono più propensi a supportare i team factory. Come ho già detto, di questo passo le squadre private come la mia dovranno sperare di diventare team satellite, se vogliono dire la loro in Superbike.

 

Questo è strano, perché all’inizio Dorna voleva far diventare la Superbike un campionato per team privati…

Tutti pensavamo che avesse quest’intenzione e speravamo fosse vero, dato che sarebbe più vicino allo spirito della Superbike. Ne parlavo coi rappresentanti degli altri team privati e ci siamo tutti resi conto che la direzione che si sta prendendo è l’opposto di quella “promessa”. Non sappiamo il motivo, ma credo che Dorna non voglia davvero snaturare la Superbike. Dorna ha già un campionato per moto da competizione, ma le case stanno investendo per vincere il titolo, stare davanti e vendere e quindi potrebbero sfornare moto come la Ducati V4R. Forse le case godono di troppa libertà, anche a causa del regolamento tecnico, e nel mio piccolo credo che questo sia molto dannoso per il Mondiale Superbike.

 

In che misura Kawasaki appoggia il team Orelac Racing?

Noi abbiamo un appoggio molto scarso. Kawasaki ha già il suo team ufficiale e credo che a loro importi poco dei team privati, anche perché hanno vinto quattro titoli negli ultimi quattro anni. Ci danno un piccolo aiuto, ma non è affatto sufficiente per giocarsi le prime posizioni. Nella prima gara a Imola Toprak (Razgatlioglu, ndr) è salito sul podio con una Kawasaki abbastanza simile alla nostra, ma rispetto a noi il team Puccetti ha un supporto maggiore e più aggiornamenti. A essere onesto, considero un’assurdità il fatto che Kawasaki abbandoni a sé stesso un team come Orelac Racing, che rappresenta questa casa da diversi anni. 

Orelac Racing Superbike
Il team Orelac Racing a Phillip Island.

 

Voi cosa fareste, se il Mondiale Superbike diventasse veramente un campionato per case ufficiali?

Secondo me Dorna non vuole che accada questo. Il problema è che la situazione è sfuggita di mano,  perché le case sembrano poter fare quello che vogliono. Un team come il mio non può fare molto, mentre Dorna può e deve fare uno sforzo importante e chiarire come sarà il Mondiale Superbike. Noi aspettiamo di sapere cosa vuole fare Dorna per la stagione 2020, dopo di che decideremo il da farsi.
La cosa certa è che, come ho detto, Dorna ha un po’ perso il controllo della situazione, che ora è in mano alle case ufficiali. Ciononostante, credo che anche le case siano un po’ “nervose” e preoccupate per il futuro del campionato, perché sanno che senza team privati il campionato perde valore e iscritti. Molta gente si sta spostando in campionati come BSB, Motoamerica e ARRC. Noi dei team privati siamo appassionati e professionali, ma vogliamo anche divertirci ed essere notati e attualmente non accade: davanti ci sono sempre gli stessi e loro sono gli unici che compaiono in TV e vengono seguiti. In conclusione, è importante aiutare i team privati e far sì che la griglia torni a essere piena, anche perché andare a punti arrivando ultimo non vale quanto farlo quando le moto in pista sono, per esempio, 30…