
Nella storia del motociclismo non mancano piloti che dopo aver vinto titoli a livello nazionale, non sono poi riusciti ad emergere nel Motomondiale. E ci sono anche alcuni piloti la cui carriera è stata condizionata da una, più o meno discussa, squalifica per doping.
Con questo articolo vi parlo di un pilota che appartiene a tutte e due le categorie che ho appena menzionato: Ángel Rodríguez.
Inizi promettenti
Ángel Rodríguez Campillo nasce il 20 maggio 1985 ad Elche, in piena Comunità Valenciana. La sua passione per le corse comincia in tenera età e a 10 anni disputa la sua prima gara nelle minimoto. Nel 1997 diventa Campione Spagnolo Minimoto nella categoria “Cadete-Infantil” e poi disputa altri trofei con ottimi risultati fino ad approdare al CEV 125, dove debutta nel 1999 e ottiene un quarto posto a Jerez e l’undicesimo posto finale.
Nel 2000 vive una stagione tutto sommato positiva, ma dove non mancano alti e bassi. Rodríguez arriva sesto nel Campionato Europeo 125cc con anche un terzo posto sul circuito di Most, mentre nel CEV vince la gara inaugurale a Jarama, ma poi è protagonista di un’annata poco costante, con tre gare su sei portate a termine e l’ottavo posto finale con 44 punti. Per la cronaca, “Rodri” arriva a soli cinque punti da Daniel Pedrosa e il CEV 125cc viene vinto in quell’anno da Joan Olivé, pilota che dopo aver vinto di tutto in Spagna non riuscirà a emergere nel Motomondiale. Una storia che ho raccontato qui su YouTube.
Inoltre, Rodríguez nel 2000 prende parte anche ai GP di Barcellona e Valencia del Mondiale 125cc come wildcard, senza però mai arrivare al traguardo.
Comunque Ángel Rodríguez ha espresso un certo potenziale e ad accorgersi di lui sono anche personalità molto importanti tra cui Jorge Martínez. E proprio “Aspar” a decidere di scommettere sul pilota valenziano e portarlo al Motomondiale.
Anni difficili
Nel 2001, Ángel Rodríguez approda in pianta stabile al Mondiale 125cc col Valencia Circuit Aspar Team. Per lui è una grande occasione…ma lo spagnolo la sfrutta solo in parte.
“Rodri” vive una stagione che definire una montagna russa è dire poco. Fa alcune buone gare, come quando finisce sesto a Jerez e ottavo al Sachsenring, ma non mancano gare opache (20° al Mugello sul bagnato) e le cadute. Una di queste avviene tra l’altro a Phillip Island, dove Rodríguez lotta per la vittoria, ma tutto svanisce quando viene coinvolto nella caduta di Simone Sanna (scivolato appena davanti a lui).
In tutto questo però Rodríguez corre in contemporanea anche nel CEV 125cc, dove con tre vittorie e quattro ulteriori podi in sette gare si aggiudica il titolo battendo tra l’altro piloti come Casey Stoner, Héctor Faubel e Jorge Lorenzo (per citarne alcuni).
Le top 10 nel mondiale e il titolo nel CEV confermano che Rodríguez ha del potenziale e quindi Aspar Martínez gli rinnova la fiducia per il 2002, anno in cui il pilota di Elche viene affiancato da Héctor Barberá e Pablo Nieto. La stagione è però un disastro: inizia bene col settimo posto a Suzuka, ma poi l’impulsività e la voglia di strafare giocano brutti scherzi a Rodríguez, che finisce a terra per cinque gare consecutive e butta via occasioni importanti. Il nativo di Elche arriva 10° ad Assen e 14° al Sachsenring, ma a metà stagione il bilancio è impietoso sia per i risultati, sia per le casse del team Aspar e quindi Rodríguez, a metà stagione, viene lasciato a casa. Il pilota spagnolo tornerà in pista nel Motomondiale a Valencia, ma nella 250, correndo come wildcard con un Aprilia del team Racing Damas. Risultato: 18°.
Nel 2003 Rodríguez rimane fuori dal Motomondiale, ma ciò non significa che la gente si dimentichi di lui e infatti nel 2004 arriva una nuova opportunità sempre nella 125cc. Questa volta Rodríguez viene ingaggiato dal team Derbi a fianco di Jorge Lorenzo. L’obiettivo è quello di fare esperienza e progredire poco a poco, evitando le cadute. E sarà così, vero?
Rodríguez colleziona una serie di ritiri incredibile e su sedici gare ne porta a termine solo tre. Tra l’altro i suoi migliori piazzamenti sono due quindicesimi posti a Barcellona e ad Assen, mentre CON LA STESSA MOTO Jorge Lorenzo conquista tre vittorie, fa altri quattro podi e chiude il campionato in quarta posizione.

Per Rodríguez, il 2004 è una catastrofe sportiva bella e buona.
Quando non si fanno risultati…Spesso si è destinati o a rimanere fuori dal Motomondiale, o a rimanerci con team di seconda fascia. E proprio quest’ultima cosa accade a Ángel Rodríguez, che nel 2005 si accasa al Team Galicia. La squadra però non è delle più competitive, anzi, e Rodríguez colleziona piazzamenti fuori dalla zona punti o ritiri, spesso non per cadute. Il rapporto si interrompe dopo nove gare, ma Rodríguez ha comunque un’altra occasione a fine stagione, quando il Team Toth lo chiama a sostituire l’infortunato Vincent Braillard (di cui ho parlato qui). E qui va bene, considerando i risultati precedenti: Rodríguez chiude ottavo sia a Phillip Island, sia a Istanbul e in Australia ottiene addirittura il giro più veloce.
Questo “colpo di reni” gli garantisce una sella per il 2006 col team 3C Racing, che lo ingaggia insieme all’italiano Stefano Bianco (di cui magari parleremo in un video). Ma dopo pochi acuti (tra cui il settimo posto in Qatar) e tanti ritiri, il rapporto tra Rodríguez e il team 3C Racing si interrompe. E questa volta si interrompe anche la sua permanenza nel Motomondiale.
Tuttavia Ángel Rodríguez non resta con le mani in mano e nel 2007 inizia un nuovo capitolo della sua carriera.
La rinascita di “Rodri”
Il pilota di Elche passa infatti alle moto di media cilindrata, poiché si iscrive al CEV Supersport col team L’ORÉAL Men Expert Laglisse. In sella a una Yamaha, Rodríguez riesce a raggiungere subito le prime posizioni e addirittura vince le gare di Barcellona e Jerez. Risultato finale? Terzo dopo aver lottato fino alla fine per il titolo, vinto poi dal britannico Paul Gowland davanti a Russell Gómez e appunto ad Ángel Rodríguez.
Nel 2008 Rodríguez rimane col team Laglisse e vive una stagione semplicemente magica. Si laurea Campione Spagnolo Supersport vincendo tutte e sette le gare in programma e in più vince anche il Campionato Europeo in prova unica ad Albacete. Come se non bastasse, “Rodri” si mette in luce anche nel Mondiale Supersport, dove disputa tre gare da wildcard o sostituto e ottiene due piazzamenti in top 10, ottavo a Valencia e decimo a Monza.
La rinascita è compiuta.

Anche il 2009 parte sotto una buona stella. Sempre nel CEV Supersport, a cui viene accorpata anche la neonata Moto2, “Rodri” inizia la stagione come l’aveva finita, ovvero vincendo. Inoltre, lo spagnolo prende parte anche a una gara del Mondiale 250cc, poiché il team dei Balatonring (circuito di cui magari parleremo in futuro) lo ingaggia per sostituire il “dimissionario” Gabor Talmacsi per il GP di Le Mans. Una gara che però si chiude con un ritiro.
Dopo questo fugace ri-comparsa nel Motomondiale, “Rodri” torna a correre e vincere nel CEV Supersport e con tre vittorie nelle prime tre gare, niente e nessuno sembra poterlo fermare. Questo però fino alla sorprendente quanto terribile notizia che arriva nell’estate di quell’anno.
Una squalifica discussa
Nell’agosto del 2009 la RFME, ovvero la Federazione Motociclistica Spagnola, pubblica un comunicato che lascia poco spazio ad interpretazioni:
“La Real Federación Española de Motociclismo comunica che il pilota Ángel Rodríguez Campillo è risultato positivo al controllo antidoping, effettuato nella prova del CEV disputata lo scorso 19 aprile ad Albacete. La successiva controanalisi è risultata anch’essa positiva.”
A seguito di tale positività, a una sostanza tra l’altro mai specificata, Ángel Rodríguez viene appiedato dal team Laglisse, che lo sostituisce con Román Ramos, e qualche mese dopo viene ufficialmente squalificato dalle tre gare vinte in quell’anno qualche mese dopo, e soprattutto viene squalificato per due anni da ogni competizione.
“Rodri” non ci sta, fa subito ricorso contro la decisione della federazione spagnola e richiede ulteriori analisi per dimostrare la propria innocenza. E sapete cosa succede? La RFME rifiuta la richiesta del pilota spagnolo e questo fa sì che la squalifica venga temporaneamente sospesa nel febbraio del 2010, consentendo a Rodríguez di tornare in moto. Lo spagnolo torna quindi in sella e contribuisce allo sviluppo della Moto2 di MIR Racing, piccolo costruttore spagnolo di proprietà dell’ex-pilota Julian Miralles.
Ciò però dura poco. Rodríguez continua la sua battaglia contro la federazione spagnola e richiede un test del DNA per dimostrare la sua innocenza, anche a costo di pagare 10.000 euro di tasca sua. Anche questa richiesta però viene rifiutata e alla fine lo spagnolo si rassegna e accetta definitivamente la squalifica.
Negli anni 2010 e 2011, Rodríguez continua comunque ad allenarsi e lo fa soprattutto col team Stop And Go, squadra spagnola impegnata nel Mondiale Moto2. A fine 2011 termina la squalifica di Rodríguez…E sapete cosa pensa di fare Eduardo Perales, capo del team? Una PAZZIA.
Capitolo Moto2
Nel 2012, Ángel Rodríguez torna in pista e lo fa dalla porta principale: il Motomondiale. Il team Stop And Go lo ingaggia infatti per correre nel Mondiale Moto2 insieme al giovane Marco Colandrea.
Rodríguez è carichissimo per il suo ritorno in pista. Forse troppo, dato che addirittura dichiara di puntare alle prime cinque posizioni. Un po’ tantino per uno che non corre da due anni…
E infatti i test lo riportano subito coi piedi per terra, dato che è nelle retrovie. E al primo GP in Qatar è 20°. Sarebbero risultati normali dopo il lungo stop, ma no, non vanno bene e addirittura dopo pochi GP si abbandona il telaio FTR per passare a quello Bimota. E le cose non migliorano: Rodríguez non va oltre tre ventesimi posti e alla fine lui e il team Stop And Go si separano. Lo spagnolo viene sostituito prima da Damian Cudlin e poi da Marcel Schrötter.
E finisce così la carriera di Ángel Rodríguez nel Motomondiale. Lo spagnolo però non molla la presa e dopo un anno sabbatico, torna in azione in Spagna.

Dopo il mondiale
Nel 2014, Ángel Rodríguez torna in pista e lo fa nel CEV Superbike, dove corre con la Suzuki del team Speed Racing e si mette in evidenza in più occasioni pur venendo da un anno di stop. Ha alti e bassi, sì, ma vince una gara ad Albacete e chiude settimo in campionato.
Nel 2015 rimane nuovamente ai box, ma nel 2016 corre nella Superstock 1000 spagnola, dove corre con la Kawasaki del team Palmeto PL Racing e chiude terzo con due podi e tanti piazzamenti nelle prime sei posizioni. Nel 2017 rimane nello stesso campionato, ma passando alla Yamaha del Team Stratos, e chiude il campionato nuovamente in terza posizione con anche una vittoria.

Nel 2018 “Rodri” corre ancora nel campionato spagnolo e debutta anche nel Mondiale Endurance. L’esordio dovrebbe avvenire al Bol d’Or del 2018 col team Mercury Racing, ma un infortunio rimediato nel campionato spagnolo lo costringe al forfait dopo le prove. Alla fine lo spagnolo esordisce nell’EWC nel 2019 con la moto schierata dal Wojcik Racing Team nella Superstock. Rodríguez disputa la 8 Ore dello SlovakiaRing in squadra con Kamil Krzemien e Philipp Steinmayr e l’equipaggio chiude 13° assoluto e 7° nella classe Superstock.
Nel 2020 “Rodri” disputa quella che ad oggi è la sua ultima stagione da pilota. Ingaggiato dal Gasss Racing Team, il valenziano fa molta fatica e anzi, chiude in anticipo il rapporto con la squadra e chiude così, salvo clamorosi ritorni, la sua carriera da pilota. A 35 anni e con tanti titoli e successi in Spagna, ma anche rimpianti e grandi errori nelle sue stagioni nel Motomondiale.
Si chiude qui la storia di Ángel Rodríguez. Poteva essere un campione anche al di fuori della Spagna, ma le speranze riposte in lui nel Motomondiale si sono presto trasformate in delusioni e rimpianti. La poco chiara squalifica di due anni per doping non ha certamente aiutato, ma Rodríguez è un esempio di campione in madrepatria che, vuoi per errori suoi o per fattori esterni, non ha poi saputo cogliere le occasioni presentatesi nel campionato del mondo. Di storie così ce ne sono diverse, ma questa è una delle più emblematiche.
Saluti…