Philipp Öttl (WorldSSP) si racconta a Palmen in Motorradsport

Philipp Öttl
Öttl insieme a Cristiano Migliorati.

 

Tra i piloti da tenere d’occhio quest’anno nel Mondiale Supersport c’è Philipp Öttl, ingaggiato dal team Kawasaki Puccetti Racing,

Classe 1996, il pilota tedesco ha lasciato il Motomondiale dopo sei stagioni in Moto3 (dove ha anche vinto una gara) e una in Moto2, con l’obiettivo di rilanciarsi dopo le difficoltà patite nella “classe di mezzo”. L’avventura di Öttl nel WorldSSP è iniziata con alcuni ottime sessioni di test ed è poi proseguita col round di Phillip Island, dove ha fatto segnare tempi da prime posizioni in tutte le sessioni di prove. Purtroppo la gara si è conclusa con una caduta mentre lottava per il podio, ma il 24enne di Bad Reichenfall ha dimostrato di trovarsi a suo agio e l’impressione è che possa far bene anche nelle prossime gare, una volta finita la pausa forzata causata dall’emergenza Coronavirus.

Martedì 19 maggio Palmen in Motorradsport ha intervistato Philipp Öttl in diretta Instagram, per parlare dell’inizio della stagione 2020, dei suoi anni nel Motomondiale e di altro ancora.

Philipp, come stai? Come vivi questo periodo?

Tutto bene. Dopo il round di Phillip Island sapevo che sarebbe stato difficile andare a Losail, quindi sono tornato a casa sapendo che ci sarei rimasto per un po’. Alla fine non è stato così difficile: in Germania è sempre stato possibile andare a correre o in bici e questo mi ha permesso di tenermi allenato, nonostante le palestre e i circuiti fossero chiusi. Inoltre, ho anche fatto enduro una o due volte. In ogni caso, ci vorrà del tempo per tornare alla normalità e dovremo fare molta attenzione, affinché non torni a salire il numero di persone contagiate.

 

Prima del lockdown, il Mondiale Supersport ha dato il via alla sua stagione a Phillip Island. Come giudichi il tuo primo weekend di gara nel WorldSSP?

È stato un buon weekend, io e il team abbiamo fatto un ottimo lavoro. Purtroppo in gara sono caduto mentre lottavo per il podio, ma nel complesso sono contento. Il livello del Mondiale Supersport è davvero alto e quest’anno si è alzato ancor di più con l’arrivo mio e di altri ex-Moto2 come Andrea Locatelli e Steven Odendaal, cosa che rende davvero difficile riuscire a stare davanti. Sono felice, perché mi trovo molto bene con la moto e col team.

 

Philipp Öttl
Phillip Island 2020. Credit: Kawasaki Puccetti Racing

 

Com’è stato il passaggio dalla Moto2 alla Supersport?

Col cambio dai motori Honda a quelli Triumph è aumentata la differenza tra le due categorie e questo ha reso l’inizio non semplicissimo. Infatti, c’è più similitudine tra la SSP e la “vecchia” Moto2, perché la potenza è più o meno la stessa. A livello di gomme, invece, le Pirelli hanno molto più grip delle Dunlop e le si può far scorrere maggiormente. In più, quando ho fatto il primo test mi hanno sorpreso in positivo le sospensioni e soprattutto i freni.

 

E cosa dici del primo impatto col team Puccetti?

È stato molto positivo. È un team molto amichevole e ha già molta esperienza con questa moto. Inoltre, conosce molto bene le gomme Pirelli e questo mi ha aiutato ad adattarmi, anche se quest’anno siamo passati dalle gomme intagliate alle slick. Mi piace molto lavorare con loro e sono molto fiducioso per le prossime gare.

 

Che differenze hai trovato tra MotoGP e Superbike, a livello di atmosfera?

A Phillip Island ho trovato un clima fantastico. In Superbike il pubblico è molto più vicino ai piloti ed è molto facile farli incontrare e vedere le loro moto. Rispetto alla MotoGP, qui ho trovato un ambiente molto più familiare.

 

Parliamo adesso delle tue stagioni nel Motomondiale, partendo dalla Moto3.

È stata un’ottima scuola e con la KTM abbiamo fatto molto bene, ottenendo soprattutto una vittoria a Jerez nel 2018, alcuni podi e tanti piazzamenti nella top 5. Quando guardo indietro e mi rendo conto dei risultati raggiunti, sono veramente contento.

 

Cosa racconti di quella vittoria?

Avevo un passo superiore rispetto agli altri e sapevo di potermela giocare. Quando ho vinto, ho provato sensazioni che non si possono descrivere.
Un altro ricordo bellissimo riguarda quello che è successo al ritorno. Sul volo per la Germania hanno annunciato che ero a bordo e mi hanno portato una bottiglia di champagne. E non è finita lì, perché una volta arrivato all’aeroporto di Monaco ho visto su tutti gli schermi il riassunto della mia gara fatto da Eurosport. Un pilota lavora tutta la vita per raggiungere questo obiettivo e vedere tutto ciò è stato veramente speciale.

 

Philipp Öttl
Jerez 2018: Öttl vince davanti a Marco Bezzecchi e Marcos Ramírez.

 

Nei tuoi anni tra Moto3 e Moto2 hai avuto momenti belli, ma anche diverse difficoltà. Come hai superato queste ultime?

Negli ultimi quattro anni ho avuto altrettanti infortuni, uno per anno: frattura di una clavicola, frattura di un polso e due commozioni cerebrali. Guardando il lato positivo, ho imparato molto da ciascuno di essi, ma dall’altra mi è capitato che servisse molto tempo per riprendermi. Questo è successo soprattutto l’anno scorso, quando ho sofferto una commozione cerebrale cadendo a Barcellona e ci sono voluti quasi due mesi prima che recuperassi del tutto.
In Moto2 ho avuto una stagione molto difficile, perché moto e gomme erano nuove e l’infortunio non ha aiutato. Comunque mi sono trovato veramente bene col team Red Bull KTM Tech 3, in particolare col mio telemetrista Francesco Cavalli. Ho cercato sempre di imparare il più possibile e quando sono arrivato a fine stagione e avevo già firmato con Puccetti, sapevo che quello era il passo giusto da fare in quel momento, in modo da portare là quanto ho imparato in Moto2. 

 

(Domanda del fan Joschka Zimmermann) Credi che con una Kalex saresti andato meglio?

Non posso rispondere, non avendola provata, ma il mio ex-compagno di squadra Marco Bezzecchi è passato proprio a una Kalex e mi ha detto che è tutta un’altra cosa.

 

Tra i piloti con cui hai corso nel Motomondiale, chi ti ha impressionato di più?

Diversi. Uno di questi è Tony Arbolino: è un ragazzo molto talentuoso e ha uno stile di guida così bello che sembra stia “giocando” con la moto, per come fa sembrare tutto facile. Ma non è l’unico ad avermi impressionato, perché tra gli ultimi con cui ho corso ci sono anche Enea Bastianini e Aron Canet. Quelli che mi hanno stupito di più, però, sono stati Àlex Rins, Maverick Viñales e Álex Márquez. Nel 2013, ad Aragon, partivo quarto dietro di loro. Il mio obiettivo era quello di stargli dietro il più a lungo possibile, quindi ho spinto al massimo e nei primi quattro giri ci sono riuscito. E cosa ho visto in quei quattro giri? La perfezione…

 

Tra l’altro, in quei anni sei diventato famoso per i video in cui ripassi le traiettorie dei circuiti (qui un esempio).

Devo dire la verità? Odio quei video! Per me è imbarazzante ripassare in quel modo, ma lo faccio comunque perché mi è utile. Lo faccio ai box perché spero che nessuno mi veda, è una cosa che preferisco tenere per me. So che piace molto alla gente, ma non sono proprio contento del fatto che lo possano vedere tutti.

 

(Domanda di Carlo Baldi, giornalista di Moto.it) Il tuo obiettivo è salire in Superbike o tornare in Moto2 e arrivare in MotoGP?

Quando ero bambino guardavo in TV solo il Motomondiale e quindi il mio obiettivo era arrivare lì, ma ora che conosco entrambi i campionati posso dire che, almeno per ora, non voglio tornarci. Sto bene in Supersport: mi trovo benissimo col team, la moto e le persone che ho trovato…Spero di piacere a Manuel e di rimanere nel suo team! (ride, ndr)

 

Parliamo ora dei tuoi inizi nel motociclismo. Quanto ha influito il fatto di essere figlio di Peter Öttl (111 gare nel Motomondiale dal 1986 al 1997, vincitore di tre gare nella classe 80cc e due nella 125cc, ndr)?  

Ho iniziato a correre perché volevo io. Ero sempre circondato dalle moto e fin da subito me ne sono innamorato. Quando ero piccolissimo, mio padre mi ha detto: “Forse, quando avrai cinque anni, ci penseremo”. Raggiunta quell’età, siamo passati davanti a un concessionario Yamaha e ho chiesto insistentemente una moto. Da lì è partito tutto.

 

Philipp Öttl
Sachsenring 2011.

 

E come sono stati gli inizi?

Inizialmente facevo supermotard e non pensavo di passare alle gare su asfalto. A un certo punto, però, ho voluto provarci e ho partecipato alle selezioni della Red Bull MotoGP Rookies Cup 2010, superandole. I tre anni che ho passato lì sono stati molto positivi e in più ho fatto una wildcard a Valencia nel 2012, dove sono arrivato undicesimo. Poi sono passato al Motomondiale.

 

Come sei cambiato col passare degli anni, dalla Red Bull Rookies Cup a oggi?

Sono molto più concentrato, meno spensierato e soprattutto più serio. Anno dopo anno si prende tutto sempre più seriamente, ma secondo me è sempre importante continuare a divertirsi e non complicarsi la vita.

 

In conclusione, c’è qualcuno che vuoi ringraziare per quanto hai vissuto finora da pilota?

Innanzitutto ringrazio i miei genitori. Tutti dicono che a un certo punto devi separarti da loro, o almeno questo è stato il mio caso, ma secondo me è importante avere qualcuno che ti aiuti ad affrontare queste sfide nel modo giusto, soprattutto quando sei giovanissimo. In tanti casi, ad aiutare sono proprio i genitori. 
In secondo luogo ringrazio i miei sponsor e torno sulla mia vittoria a Jerez. Nel 2018 correvamo ancora con il nostro team e tra aziende grandi e piccole, avevamo sulla moto i loghi di ben 70 sponsor. La vittoria a Jerez è stata speciale anche per questo: non ho vinto solo io, ma anche la mia famiglia e, appunto, i miei sponsor.

 

Palmen in Motorradsport ringrazia nuovamente Philipp Öttl per la disponibilità e gli augura il meglio per quando riprenderà il Mondiale Supersport.