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Un palmarès importante con un titolo nella Supersport britannica nel 2016 e il titolo conquistato nel British Superbike nel 2021, a cui si aggiungono anche una parentesi nel Mondiale Moto2 (2017) e in tempi più recenti una vittoria nel Mondiale Supersport. Questo è quanto può vantare ad oggi Tarran Mackenzie, pilota attualmente impegnato nel Mondiale Superbike col Petronas MIE Honda Racing Team.
La carriera di Mackenzie è stata però piena di alti e bassi tra cui le difficoltà avute in Moto2 (un 15° posto a Motegi come miglior piazzamento), gli infortuni che gli hanno impedito di giocarsi il titolo nel BSB nel 2022 e anche la stretta attualità, che lo vede cimentarsi nel WorldSBK con una Honda in difficoltà anche col team ufficiale HRC. “Taz” ha però dimostrato di poter ancora dire la sua e a suo favore ci sono la già menzionata vittoria in Supersport con lo stesso team (Gara 2 a Most nel 2023) e il fatto che sia riuscito a portare a casa punti e a giocarsela con altri piloti e team ad Assen (dove ha chiuso le due gare “lunghe” al 14° e 11° posto).
Palmen in Motorradsport ha avuto l’occasione di intervistare Tarran Mackenzie e di parlare di questa stagione, di alcune sue esperienze passate e anche del futuro.
Taz, come valuti finora la tua stagione 2024?
Non così male. L’inizio dell’anno è stato un po’ difficile a Phillip Island, perché non ho fatto molti test prima di andare in Australia e con i ritardi nella consegna degli pneumatici, abbiamo avuto solo un giorno di test lì. Poi, dopo Phillip Island abbiamo assunto Mick Shanley come nuovo capotecnico e questo è stato un grande passo avanti, dato che da Barcellona siamo migliorati a ogni round. Ad Assen, poi, è stato davvero bello ottenere un 14° e un 11° posto sull’asciutto.
Ad Assen eri proprio “in the mix”, come si dice.
Sì, nel gruppo e nei punti, e mi sentivo bene. Dopo di che abbiamo fatto un paio di test: a Cremona è andata abbastanza bene, a Misano ho faticato e poi nel round di Misano ho faticato di nuovo. Non vedevo l’ora di arrivare al mio round di casa a Donington: ho faticato un po’ in qualifica dopo un buon venerdì, ma sentivo che avrei potuto fare di meglio in gara. Sfortunatamente, sono caduto al primo giro e ho rimediato una commozione cerebrale che mi ha poi impedito di correre il giorno dopo e anche a Most e Portimão. Fino a Donington, però, penso sia andata abbastanza bene.
E qual è il tuo obiettivo per questa stagione?
L’obiettivo principale è solo continuare a fare punti, anche perché ci sono molti piloti che finiscono sul podio o sono stati competitivi in passato, e se hai una gara leggermente negativa allora sei fuori dai punti. Il livello è molto alto e non è facile per nessuno, ma penso che i punti siano un obiettivo realistico al momento.
Sei stato campione del BSB nel 2021 e hai avuto buone prestazioni nella stessa serie nel 2022, nonostante gli infortuni. Dopo di che, sei passato al Mondiale Supersport e al Mondiale Superbike ed è stato molto più difficile a parte la vittoria che hai ottenuto l’anno scorso a Most in Supersport. Da pilota che era al top nel campionato britannico e ora sta faticando nel WorldSBK, come vivi questa situazione e come trovi la spinta per continuare a dare il 100%?
Al momento siamo in una situazione difficile, ma sono nuovo in questo progetto e sto facendo buoni passi avanti, quindi penso che in futuro potrò andare lontano con lo stile e la mentalità con cui sto guidando ora. Ma quando guardi i precedenti campioni del BSB come Neil Hodgson, Leon Camier, Alex Lowes, Shane Byrne e molti altri ragazzi, hanno vinto e poi sono passati al mondiale. Io, invece, non ho avuto questa possibilità. A quel punto volevo davvero andare al mondiale e non ci sono riuscito, quindi sono rimasto nel BSB e ho avuto tre gravi infortuni: due caviglie rotte, una spalla rotta, una spalla lussata e un femore rotto, tutto in un anno. È stato troppo per me. Tra un infortunio e l’altro sono stato comunque competitivo, ma mentalmente la stagione è stata davvero difficile, quindi alla fine dell’anno avrei accettato qualsiasi opzione per uscire dal BSB. Una possibilità che alla fine mi è stata data da Midori Moriwaki.
Cosa pensi della tua stagione 2023 nel World Supersport con il Petronas MIE Honda Racing Team?
L’anno scorso è stato difficile con la CBR600, ma ne abbiamo tratto il massimo. Ho potuto ottenere qualche punto e vincere una gara e sul bagnato sono ora essere competitivo e dimostrare alla gente qui che anche se non sono sulla moto più competitiva, posso ancora essere abbastanza veloce. Nel BSB forse alcune persone non se ne sono accorte, ma venire qui è stato importante affinché la gente vedesse chi ero veramente. Inoltre, ho potuto fare la 8 Ore di Suzuka e dimostrare alla gente che posso guidare anche una Superbike. Venendo qui, l’obiettivo è stato sempre quello di essere nel World Superbike, quindi Midori mi ha dato questa possibilità ed è stato fantastico. L’unico problema è che la Honda è in una situazione difficile con tutti, anche in HRC, e anzi penso che stiamo facendo un buon lavoro. In più, il fatto che abbia lottato con alcuni piloti aventi più esperienza nel WorldSBK, come ad Assen, conferma il mio effettivo livello. Tuttavia, ora stiamo faticando con la moto, quindi dobbiamo semplicemente trarne il meglio come fatto finora continuare a lavorare sodo, sperando che prima o poi tutto vada bene.
Parlando della tua esperienza sul palcoscenico iridato, hai anche corso in Moto2 nel 2017. Cosa puoi dire di quella stagione?
È stata strano, perché nel 2016 ho esordito nella Supersport britannica e in quel momento l’obiettivo, essendo io un rookie, era solo di provare a essere competitivo per poi giocarmi il titolo l’anno dopo. Il fatto è che alla fine sono riuscito a vincere il campionato già al primo anno, il che ha un po’ stravolto i nostri piani. Quindi, nel 2017 ho continuato a correre nel British Supersport con una Yamaha, con l’obiettivo di passare alla Superbike nel 2018, ma dopo aver fatto i primi tre round e vinto tutte e sei le gare, mi sentivo un po’ come se non stessi progredendo nella mia carriera. Vincevo abbastanza comodamente e avevo bisogno di una sfida, quindi ho accettato l’offerta per correre in Moto2 (col team Kiefer Racing, ndr). Onestamente, non avevo abbastanza esperienza per essere lì, ma sono cresciuto come pilota e sono anche andato a punti sotto la pioggia in Giappone, quindi ci sono state molte cose positive. Ho avuto molte cadute e tanti momenti difficili, ma in quel momento non mi sono reso conto che quell’esperienza mi stava effettivamente portando al livello successivo e mi stava rendendo un pilota migliore. E poi, quando sono tornato al BSB nel team che avevo lasciato (McAMS Yamaha, ndr), avevo davvero molta esperienza in più e ho fatto una buona stagione da debuttante nel BSB, cosa che sicuramente non sarebbe stata possibile se non avessi corso in Moto2. Quella stagione quindi è stata sì molto difficile, ma guardando indietro posso definirla la cosa migliore che abbia mai fatto.
E per quanto riguarda il futuro, qual è il tuo obiettivo per i prossimi anni?
Semplicemente vorrei restare qui e continuare a lavorare con MIE. Non è stato ancora firmato nulla, ma spero di poter chiudere tutto presto. Come ho detto, al momento non è facile con questa moto, ma penso che stiamo facendo un buon lavoro e possiamo migliorare ancora per l’anno prossimo. Avrò più esperienza e capirò meglio di cosa ho bisogno, quindi anche questo può aiutare. Inoltre, penso sia importante mantenere un continuità ed essere con la stessa squadra e le stesse persone. Arrivare al primo round in Superbike l’anno prossimo sarebbe già molto più facile rispetto a quest’anno. Per me, penso che sia importante rimanere in questo paddock e possibilmente nello stesso team.
Accetteresti anche un ritorno al BSB?
Più in là nel tempo potrei, ma in questo momento voglio rimanere nel mondiale.
In conclusione, chi vuoi ringraziare per quello che hai vissuto negli anni passati e stai vivendo adesso?
Ho passato momenti fantastici nel BSB con Steve Rodgers del team McAMS Yamaha, un team che mi ha dato molto. Mi hanno portato a diventare campione britannico e a correre come wildcard nel mondiale a Donington e in generale non sarei qui se non fosse stato per loro. Allo stesso tempo non sarei qui se non fosse stato per Midori Moriwaki. Ha spinto molto perché venissi qui ed è bello per me sentirmi desiderato in questo paddock. Ho costruito un ottimo rapporto sia con Midori, sia con Sandro Moretti, che è l’altra persona che gestisce il team. Stiamo lavorando bene al momento e spero che in futuro si possa migliorare ancora.
Palmen in Motorradsport ringrazia Tarran Mackenzie per la gentilezza e disponibilità e gli augura il meglio per le prossime gare e stagioni.