Dopo una lunga parentesi nel Motomondiale e più in generale nei prototipi, per la stagione 2024 Niccolò Antonelli ha accettato una nuova, intrigante sfida rappresentata dal Mondiale Supersport.
Antonelli, classe 1996, ha conquistato quattro vittorie (Brno e Motegi nel 2015, Lusail nel 2016 e Jerez nel 2019) e altri sette podi in Moto3 e ha poi vissuto in Moto2 una stagione 2022 ben più difficile, senza piazzamenti a punti e con lo smacco dell’appiedamento a fine stagione. Dopo un 2023 di transizione nell’Europeo Moto2, quest’anno il pilota di Cattolica è approdato al Mondiale Supersport col team Althea Racing e finora ha raccolto un quarto posto in Gara 2 ad Assen come miglior risultato e altri piazzamenti in top 10.
Palmen in Motorradsport ha avuto l’onore di intervistare Niccolò Antonelli e di parlare con lui della stagione in corso, della sua parentesi nel Motomondiale e anche del futuro.
Niccolò, come sta andando questo nuovo capitolo nel Mondiale Supersport?
Sono contento. Diciamo che adesso stiamo affrontando la parte di stagione un po’ più complicata, perché Donington e Most non le conoscevo e con questo nuovo format giriamo poco (una sola sessione di prove libere e subito dopo qualifiche, ndr), però stiamo cercando di imparare. Nelle gare precedenti siamo riusciti ad arrivare in top 10 diverse volte, quindi sono comunque soddisfatto.
Che obiettivo ti sei dato per le prossime gare?
Sicuramente nelle piste che conosco l’obiettivo è cercare di stare dentro i primi dieci.
Quali sono le differenze che hai riscontrato principalmente tra la Moto2 che hai guidato nei due anni passati e la Supersport?
Sono due moto totalmente diverse. Non credo che sia giusto paragonare i due mondi, perché sono sì due moto però con delle caratteristiche troppo differenti. In Moto2 i telai sono molto più rigidi e le moto più leggere, ma cambia così tanto che in generale è difficile fare un confronto.

Questa esperienza con la Supersport arriva dopo una lunga parentesi nei prototipi, in Moto2 e soprattutto in Moto3. Quali sono state le cose mie più belle e meno belle di quel periodo?
Sono orgoglioso di quello che sono riuscito a fare in Moto3, perché comunque sono stati anni molto belli dove abbiamo anche gioito tanto con pole position, prime file, podi e vittorie. Sicuramente ci sono stati di mezzo anche un po’ di infortuni, che purtroppo a volte ci hanno un po’ rallentato quando potevamo fare qualcosina in più, ma sono comunque contento di quello che sono riuscito a raccogliere in Moto3.
Parlando invece di rimpianti, ne ho uno grande. Avrei potuto fare il salto in Moto2 già dopo il 2015, quando avevo 19 anni, e invece abbiamo deciso di aspettare e questo si è rivelato un errore, visto che alla fine sono rimasto un po’ troppo tempo in Moto3.
Quali sono stati i momenti più belli in Moto3?
Ce ne sono stati diversi. Sono passati anche tanti anni, e sicuramente me ne dimentico qualcuno, però la prima vittoria è sempre la più bella. Inoltre mi sono divertito tanto nel mio ultimo anno in questa classe, ovvero il 2021, e proprio in quell’anno ricordo che sono tornato in pista a Silverstone dopo che mi ero rotto una mano e sono arrivato secondo. Anche quella è stata una bella soddisfazione.
Secondo te, cosa ti è mancato in Moto3 per essere sempre al top e giocarti il titolo fino alla fine?
Sicuramente ci sono stati degli anni in cui ero molto competitivo, ma sono sempre stato molto di cuore come pilota e questo mi ha ostacolato. Per esempio a volte mi sono fatto male in momenti decisivi, perché forse mi caricavo troppo quando ero in lotta per posizioni importanti e poi la foga mi portava a commettere degli sbagli e a saltare due gare per un infortunio. Comunque, pur con diversi zeri, siamo riusciti ad arrivare spesso nei primi dieci in campionato.
Quale è stato l’anno migliore secondo te?
Io ne metto tre, perché secondo me sono stati tutti e tre molto positivi: 2015, 2019 e 2021 (anni in cui ha chiuso rispettivamente quinto, settimo e sesto in campionato, ndr). Ci metto anche metà del 2016.

C’è stato anche un anno, il 2017, in cui hai corso col team Red Bull KTM Ajo e ci si aspettava molto, ma alla fine non è andata come si sperava. Cosa racconti di quell’anno?
Io sono un tipo a cui non piace troppo parlare, e sicuramente molte cose di quell’anno non si sanno, però è stato forse l’anno più difficile della KTM a livello di podi. Parlando di me, dopo poche gare ho avuto un grosso infortunio a Barcellona, ma ciononostante sono comunque voluto andare a correre ad Assen e lì mi è uscita fuori un’ernia che mi ha fatto perdere tutto l’uso del braccio destro. Ci ho messo tantissimo per recuperare e tra continue iniezioni di cortisone e ozono, purtroppo anche quando sono rientrato non ero in forma. Alla fine però ci siamo sistemati un po’ e sono comunque riuscito a fare un secondo posto in Giappone.
È stato un grandissimo peccato, perché probabilmente è stato l’anno più complicato anche per KTM. Anche lì forse ci ho messo troppo cuore: anziché accontentarmi e accettare la situazione, ho esagerato e ho rimediato l’infortunio più problematico della mia carriera.
Com’è stato invece l’anno nel Mondiale Moto2?
È stato un anno molto brutto, perché purtroppo quando fai tanti anni di Moto3 ci metti anche un po’ di più ad adattarti. In più ho avuto la sindrome compartimentale a un braccio con conseguente operazione, il team stava chiudendo, è arrivata Fantic…Ho dovuto affrontare tante cose, compresa l’uscita dalla VR46 Academy, quindi non è stato facile rimanere concentrati. Come se non fosse bastato, inizialmente ero stato riconfermato per il 2023, ma poi Fantic ha deciso di lasciarmi a piedi all’ultimo GP della stagione. Il mercoledì abbiamo fatto le foto con la camicia del nuovo team, e il giorno dopo mi hanno fatto fuori…
E da lì sei passato all’Europeo Moto2 (col Team MMR, ndr).
Ci siamo tolti diverse soddisfazioni, come podi e prime file, ma mi sono trascinato molto la delusione per quanto successo l’anno prima. Inoltre, il campionato europeo è un contesto adatto a chi è agli inizi della propria carriera, non a chi è già a metà, quindi mi sentivo anche un po’ fuori posto a correre contro ragazzi di alcuni anni più giovani di me. È stato più che altro un anno per cercare di non stare fermi.
Come è arrivata poi l’opportunità di passare al Mondiale Supersport?
Genesio (Bevilacqua, titolare del team Althea Racing, ndr) ha visto che comunque c’era qualcosa e ha creduto in me. Ero ancora un po’ giù per quanto successo in Moto2, ma poi è arrivata questa bellissima opportunità e ora sono qui.
A questo punto della tua carriera, punti a costruirti una carriera nelle derivate dalla serie, oppure torneresti al Motomondiale se ci fosse la possibilità?
Se devo risponderti con sincerità, ti direi che sono successe così tante cose in questi due anni che non so cosa aspettarmi dal futuro. Vivo molto gara per gara e cerco solo di fare del mio meglio per prepararmi bene e dare soddisfazioni a me e al team. È questo il mio unico obiettivo.

Cosa ti ha lasciato, invece, l’esperienza nella Academy di Valentino Rossi?
È stata sicuramente un’esperienza bellissima. Mi dispiace solo un po’ per come è andata alla fine, visto che uscire dalla Academy è stata una batosta in più in un momento dove magari avevo bisogno di supporto. Confermo comunque che l’Academy è una realtà incredibile, dove tutti i piloti vorrebbero esserci. Mi considero fortunato ad aver potuto lavorare con Valentino e con tutti i ragazzi.
Come ti sembra l’ambiente della Superbike rispetto al paddock MotoGP?
Molto bello, ma anche quello della MotoGP lo è. Ho fatto parte per tanti anni dell’altro paddock e ci sono tante persone di là a cui voglio bene. Spero adesso di godermi un po’ anche il paddock della SBK e di divertirmi anche qui.
In conclusione, c’è qualcuno che vuoi ringraziare in particolare per questi anni che hai vissuto e quello che stai vivendo e vivrai?
Ringrazio la mia famiglia, soprattutto tutte le persone all’interno della mia famiglia, i miei amici, la mia ragazza e in generale tutte le persone che mi stanno sempre vicino, anche nei momenti di difficoltà.
Palmen in Motorradsport ringrazia Niccolò Antonelli per la disponibilità e gli augura il meglio per le prossime gare nel Mondiale Supersport.