Filippo Fuligni (CIV Supersport 600) si racconta a Palmen in Motorradsport

Filippo Fuligni
Fuligni quest’anno a Misano. Credit: Luca Gorini.

Dal 21 al 23 giugno il Misano World Circuit Marco Simoncelli ospiterà il settimo round del Mondiale Supersport 2019. All’evento ci saranno anche diversi piloti del CIV, iscritti come wild card, e tra questi c’è anche il 20enne pesarese Filippo Fuligni.

Fratello minore di Federico (pilota MV Agusta nel WorldSSP), Filippo Fuligni sarà all’esordio assoluto nel Mondiale Supersport grazie al Team Rosso e Nero, che schiererà come wild card sia lui, sia Kevin Manfredi. In ogni caso, per “Filazzi” non si tratterà dell’esordio in un campionato internazionale, poiché ha gareggiato nel Moto3 Junior World Championship nel biennio 2016/17 e nel Mondiale Supersport 300 l’anno scorso. Fuligni ha iniziato la stagione nel CIV Supersport 600 con buoni risultati e spera di far bene anche questo weekend.

Prima del round di Misano, Filippo Fuligni si è raccontato a Palmen in Motorradsport tra passato, presente, futuro, rapporto con Valentino Rossi (si allena da diversi anni con la VR46) e molto altro. Ecco l’intervista completa.

 

L’intervista

 

Ciao Filippo! Innanzitutto, quella di quest’anno è la tua prima esperienza con una 600cc?

Sì, ma ti svelo un retroscena. Avrei dovuto correre con una Yamaha R6 già due anni fa, ma alla fine il piano non si è concretizzato per più motivi e quindi nel 2018 ho corso nel Mondiale Supersport 300 col team GRT Yamaha. Purtroppo la stagione non è andata come speravo, anche a causa di un regolamento tecnico a sfavore dei piloti Yamaha. Ad agosto, però, ho avuto la possibilità di passare alla 600cc: ero al Mugello per girare con Alex De Angelis, in sella a una mia R6, e al secondo giorno mi si è rotta la moto. Il caso ha voluto che al Mugello ci fosse anche il Team Rosso e Nero per due giorni di test e che Kevin Manfredi, che correva con loro già lo scorso anno, non potesse partecipare alla prima di queste due giornate. Loro hanno proposto a me per sostituire Kevin e alla fine è andata molto bene. Grazie a quel test sono diventato uno di loro e a settembre, al Mugello, ho debuttato nel CIV Supersport 600. Quest’anno sono ancora con loro e sinceramente mi ritengo molto, molto fortunato…

 

Come sta andando questa stagione nel CIV?

Sono soddisfatto. Il primo round a Misano è andato benissimo nelle prove, ma non altrettanto in gara (10° in Gara 1 e ritirato in Gara 2, ndr), Un mese dopo, però, mi sono riscattato al Mugello: sono stato al livello di Kevin e ho ottenuto un decimo e un quinto posto dopo essere stato nel gruppo di testa. Quest’anno sento finalmente di essere nelle condizioni migliori, perché mi trovo molto bene col Team Rosso e Nero e le loro Yamaha vanno veramente forte. Roberto Adami (titolare del team, ndr) non fa mai mancare nulla e come pilota mi trattano davvero bene. 

Filippo Fuligni
Fuligni quest’anno al Mugello. Credit: Luca Gorini.

 

Dal 21 al 23 giugno parteciperai al round del Mondiale Supersport a Misano come wild card. Come ti senti? Qual è il tuo obiettivo?

Sono molto contento e spero di poter fare bene. Venerdì 14 giugno abbiamo provato a Misano la moto in configurazione Supersport. Il motore va molto più forte rispetto a quello del CIV e questo mi rende fiducioso. Useremo il cambio standard, che ha una prima marcia molto più corta rispetto al cambio che usano nel Mondiale, ma penso che possiamo comunque far bene. Per quanto riguarda il mio obiettivo, spero di stare nelle prime 15 posizioni sia in Superpole, sia in gara.

 

Pensi che un buon risultato possa aiutarti a trovare posto nel Mondiale per il 2020?

Certamente è una bella vetrina, ma ci sono molti fattori da considerare e in più, per come sto diventando io, penso che nel 2020 sia meglio fare un altro anno nel CIV e qualche wild card in più nel Mondiale. Mi piacerebbe rimanere in questa squadra e crescere ancora, perché mi è già capitato l’anno scorso di correre in un Mondiale e fare fatica e non vorrei ripetere un’esperienza del genere.

 

Negli ultimi anni hai corso prima nel Mondiale Junior Moto3, poi nel Mondiale Supersport 300 e ora nel CIV Supersport 600. Puoi dire un pregio e un difetto di ciascuna di queste categorie?

La Moto3 è una vera moto da corsa con telaio rigido, forcelle e mono ufficiali e motori preparati ad hoc. Mi sono trovato molto bene a guidarla, ma i costi sono molto alti e anche se nel Mondiale Junior ho corso gratis, non avevo tutto il necessario per fare bene. La Supersport 300 è molto più economica, ma allo stesso tempo le moto hanno scarsa potenza e sono pesanti e al momento questa categoria non ti prepara per il passaggio alla 600cc. Sotto quest’ultimo aspetto, la Moto3 è molto più formativa. La Moto3 ha un’accelerazione da paura e questo fa sì che la differenza di velocità rispetto alla 600cc sia minore. Quando ho guidato per la prima volta la mia Yamaha R6, infatti, mi sono trovato subito bene. Tornando alla Supersport 300, se è vero che ti fa crescere per quanto riguarda la strategia, dato che la bagarre è molto serrata, non si può dire altrettanto per il passaggio alla 600cc. Nella 300 è importantissima la scia e se ne hai una buona davanti e una moto competitiva, puoi andar forte anche se non sei proprio un fenomeno…Nella 600 e in Moto3, invece, non è così. 

 

Puoi riassumere la tua carriera fino al 2017?

Ho iniziato a tre anni. Ho visto mio fratello correre e lì mi è venuta voglia di provare una minimoto. È stato amore fin da subito e a 5/6 anni ho disputato le mie prime gare. Successivamente io e Federico ci siamo dovuti fermare per un paio di anni, causa problemi di budget, ma poi siamo ripartiti. A 10 anni sono tornato a correre e ho vinto due gare del CIV Minimoto, ma poi mi sono dovuto fermare per un infortunio a un dito. L’anno dopo sono passato alla MiniGP e nel 2012 ho vinto il Trofeo Honda, oltre ad ottenere alcuni podi nel Campionato Italiano di categoria. Nel 2013 sono passato alla PreGP 4 tempi e ho chiuso al quarto posto battagliando anche con Nicolò Bulega, Axel Bassani e Gabriele Ruiu.

Nel 2014 ho debuttato nel CIV Moto3. Quell’anno non è stato positivo, ma nel 2015 ho ottenuto alcuni bei risultati nella top-10. Nel 2016 sono andato a correre in Spagna grazie al team Procercasa 42 di Alex Rins e ho corso nella Copa de España, dove ero sempre tra i protagonisti, e nel Mondiale Junior Moto3, dove invece lottavo per la zona punti. Ho corso nel Mondiale Junior anche nel 2017, ma alcuni problemi mi hanno impedito di ottenere risultati di rilievo. E poi…Eccoci qua!

Filippo Fuligni
Filippo a Vallelunga nel 2015, in sella alla moto del team MTR.

 

Torniamo all’attualità e parliamo nuovamente della tua stagione nel CIV. Come ti trovi a competete con gente blasonata come Kevin Manfredi, Massimo Roccoli, Davide Stirpe e Marco Bussolotti, solo per citarne alcuni?

Sono tutti grandi nomi ed è bellissimo poter correre con loro. In particolare, mi piace molto Roccoli: ha uno stile di guida molto pulito, che gli permette di andare forte senza stressare troppo le gomme, e in più è un grande stratega. In ogni caso, un pilota giovane come me può solo imparare tanto da questi piloti, anche per quanto riguarda la gestione delle qualifiche e delle gare. Piloti giovani come me e il mio amico Luca Bernardi tendono ad avere meno paura, ma così è anche più facile fare errori…

 

Che rapporto hai coi tuoi compagni di squadra Kevin Manfredi e Luca Seren Rosso?

Con Luca ho un rapporto normale, mentre con Kevin ho un rapporto molto più amichevole. Kevin mi aiuta sempre, dall’inizio dell’anno…Mi ha preso sotto la sua ala, diciamo (ride). Tra me e lui c’è grande rispetto e quando ci sorpassiamo, lo facciamo sempre in modo molto pulito. Ci stimoliamo a vicenda e questo lo si vede anche in qualifica, dato che ci aiutiamo molto spesso. Una cosa così capita solo con lui e con un amico con cui mi alleno spesso, che è Luca Ottaviani (altro pilota del CIV Supersport 600, ndr).

Filippo Fuligni Kevin Manfredi
Filippo insieme a Kevin Manfredi. Credit: Luca Gorini

 

In questi anni hai vissuto l’ambiente della Superbike e, dato che tuo fratello ha corso nel Mondiale Moto2, anche quello della MotoGP. Che differenze hai trovato?

Sono due mondi completamente diversi. In Superbike c’è un clima molto familiare, mentre in MotoGP l’ambiente è molto più professionale e “mediatico”, dato che si gioca molto sull’apparenza. Questo lo si vede anche nel paddock, che è più “elegante” rispetto a quello della Superbike. Un’altra differenza riguarda la gestione dei box e delle tende del team: in Superbike devi pagare per avere il box, mentre in MotoGP ce l’hanno tutti i team della classe regina e i migliori nelle classifiche di Moto3 e Moto2. I team che non riescono ad avere il box, per ragioni appunto di classifica, stanno in tende montate da Dorna, mentre in Superbike le tende sono montate autonomamente dalle squadre.

 

In base anche alla tua esperienza nel Mondiale Supersport 300, cosa pensi del modo in cui Dorna gestisce il Mondiale Superbike?

Secondo me con la Supersport 300 hanno fatto un grande buco nell’acqua, detto francamente. Nel 2017 c’era un certo equilibrio tra tutte le moto, mentre l’anno scorso è stato un disastro: le Kawasaki e le KTM andavano veramente troppo forte e chi guidava le Yamaha faceva molta fatica. L’impressione è che quest’anno vada meglio, ma non troppo, perché Kawasaki e KTM continuano ad avere un piccolo vantaggio.

Un’altra cosa che non approvo è stata l’eliminazione della Superstock 1000 e il successivo ampliamento della griglia della SS300. La Superstock 1000 ti preparava benissimo al passaggio in Superbike e certamente la Supersport non ha il potenziale della Stock, sotto questo aspetto. Personalmente avrei cercato di mettere la Stock all’interno della Superbike, un po’ come fecero nel 2014 con le EVO, anche perché ora lì sono pochini…

Filippo Fuligni
Filippo in azione l’anno scorso nel Mondiale Supersport 300. Credit: Wilfried Froelich.

 

Parlando di tutt’altro, prima facevi riferimento a quando hai corso nel CEV col team di Alex Rins…Hai mantenuto i rapporti con lui dopo quell’esperienza?

Sì, c’è un ottimo rapporto e continuiamo a sentirci regolarmente. Per esempio, quando è caduto durante le qualifiche dello scorso GP di Barcellona, gli ho scritto per dirgli “Peccato per la caduta, pensavo che avresti fatto la pole position” e lui mi ha risposto: “Nemmeno io mi aspettavo di cadere, porca miseria!” (ride). Tra me e lui c’è una certa confidenza e spesso ci vediamo quando lui viene in Italia o io vado in Spagna (dove vive la fidanzata di Filippo, ndr).

 

E cosa dici del tuo rapporto con Valentino Rossi? Come siete entrati tu e Federico nel “mondo” della VR46?

Sin da piccoli io e Federico conosciamo la famiglia di Valentino e a un certo punto mio fratello ha iniziato ad allenarsi in palestra insieme a Franco Morbidelli, Andrea Migno, Valentino e Luca Marini. Allora c’era insieme a loro anche Marco Simoncelli. Successivamente si è aggiunto Mattia Pasini e poi sono arrivato io. Lì è nato un “gruppo di allenamento” che, negli anni successivi, è diventato la VR46 Academy. Anche oggi mi capita spesso di allenarmi con la VR46.

Riguardo il mio rapporto con Valentino Rossi, posso dire che è una persona molto umile, giovanile e sempre disponibile con tutti. Inoltre non sembra, ma segue anche le gare del CIV e di altri campionati minori e si ricorda di tutti i risultati. È incredibile…

VR46
Filippo insieme a Valentino Rossi, Stefano Manzi, Andrea Migno, Niccolò Antonelli, Lorenzo Baldassarri, Luca Casabianca, Francesco Bagnaia e Federico Fuligni nel 2017.

 

Qual è il tuo obiettivo per il futuro?

Il mio sogno è arrivare in MotoGP, ma anche se arrivassi in Superbike non mi lamenterei. Mi sarebbe piaciuto rimanere in Moto3 e poi passare alla Moto2, ma le storie di Sam Lowes e Franco Morbidelli ci insegnano che si può arrivare in Moto2 anche dalla Supersport o dalla Superstock 600. Se riuscissi a fare un salto di qualità nei prossimi anni, potrei anche provare a tornare nei prototipi.

 

In conclusione, come ti descrivi come pilota e come persona?

Sono un ragazzo molto aperto e socievole. Provo molto rispetto per tutti e mi piace divertirmi, come è giusto che sia per un ragazzo della mia età. In pista, invece, sono un pilota abbastanza aggressivo e “ignorante”, ma senza fare scorrettezze.