Supersport: Fabio Evangelista parla della favola Bardahl Evan Bros

  • Bardahl Evan Bros Racing

Tre vittorie con Randy Krummenacher (n. 21), due successi con Federico Caricasulo, (n. 64), entrambi i piloti sempre a podio, tre doppiette consecutive (Assen, Imola e Jerez) e Krummenacher e Caricasulo primo e secondo in campionato con 135 e 118 punti. Questo è il bilancio stratosferico del team Bardahl Evan Bros Racing dopo le prime sei gare del Mondiale Supersport 2019.

Al giro di boa del campionato, che riprenderà dal 21 al 23 giugno al Misano World Circuit Marco Simoncelli, la squadra di Ravenna può definitivamente sognare in grande grazie al talento dei suoi due piloti e al lavoro sensazionale di ogni suo membro. Se il team prepara al meglio le sue Yamaha YZF-R6, Randy Krummenacher (loro pilota dal 2018) e Federico Caricasulo le fanno volare su ogni circuito, occupando le primissime posizioni dalle prove libere alla gara. L’ultima prova l’abbiamo avuta lo scorso weekend, quando Caricasulo ha vinto la gara di Jerez davanti al suo compagno di squadra.

Proprio per parlare di questo momento di forma, Palmen in Motorradsport ha intervistato Fabio Evangelista, titolare del team Bardahl Evan Bros Racing.

Fabio Evangelista Bardahl Evan Bros Racing
Fabio Evangelista sul podio a Imola, dove Krummenacher ha vinto davanti a Caricasulo.

 

L’intervista

Fabio, vi aspettavate una prima metà di stagione così bella?

Assolutamente no, al di là del valore dei piloti e di quello dello staff. Quest’anno la squadra si è ampliata da cinque a nove membri e da uno a due piloti e a prescindere dall’esperienza fatta lo scorso anno con Randy Krummenacher e Yamaha, quando si amplia la squadra cambiano delle dinamiche importanti. Sicuramente non pensavamo di arrivare quindicesimi, ma neanche di essere così competitivi in confronto a gente come Jules Cluzel e il team GMT94 o Raffaele De Rosa e MV Agusta. Guardando la entry list del campionato, lo scorso dicembre, pensavamo al massimo di poter stare nei primi sette posti. In più dopo i round di Phillip Island e Buriram (dove hanno ottenuto una vittoria e un secondo posto con Krummenacher e due terzi posti con Caricasulo, ndr) eravamo convinti che avremmo fatto più fatica in Europa. E invece, sta andando ancora benissimo…Ci stiamo abituando troppo bene! (ride)

A Jerez avete dominato il weekend fin dall’inizio, rifilando distacchi importanti agli avversari già nelle prove libere del venerdì.

Sì, è stato incredibile. Nessuno, noi per primi, si aspettava che potessimo rifilare un secondo al pilota terzo in classifica (Jules Cluzel, ndr). Qualcuno è andato a lamentarsi, ma la verità è che semplicemente i nostri piloti sono in uno status mentale e tecnico eccezionale. Inoltre, Randy e Federico si spingono indirettamente. Entrambi, quando rientrano ai box, guardano bene cosa fa il proprio compagno di squadra. Appena uno migliora il proprio tempo, l’altro abbassa la visiera ed entra in pista per “replicare”. Certamente non è facile gestire questa rivalità, ma dall’altra parte spinge i nostri piloti a dare sempre il meglio e questo, poi, lo si vede in pista.

 

Com’è gestire la lotta interna tra Krummenacher e Caricasulo?

All’inizio non ce ne rendevamo conto, ma Randy e Federico hanno iniziato a studiarsi già in Australia e dopo la Superpole Davide Tardozzi (team manager Ducati in MotoGP, ndr) mi ha mandato un messaggio molto chiaro: “Adesso sono cavoli tuoi!”. Davide pensava che prima o poi loro due se le sarebbero date di santa ragione, ma devo dire che in squadra c’è ancora una certa armonia. Anche se c’è una certa rivalità tra Randy e Federico, il clima nel team è molto buono e insieme stiamo dimostrando di essere una squadra unita, e non divisa in due. Speriamo che continui così fino a fine stagione.

 

Avevate fatto bene già nel 2018 con Randy Krummenacher, con cui avevate ottenuto una vittoria e altri due podi a inizio stagione e il quarto posto in campionato, ma quest’anno avete fatto un ulteriore step. Cos’è che vi era mancato lo scorso anno, ma non vi manca quest’anno?

Nell’estate 2018 è stato fatto un importante lavoro di sviluppo tecnico. I primi frutti di questo lavoro sono arrivati a metà ottobre, nel round argentino, dopo di che a novembre ne abbiamo avuto una conferma al banco. Sicuramente da metà stagione in avanti avevamo pagato l’inesperienza con la Yamaha (il team era reduce da diversi anni con Honda, ndr). La R6 è una gran moto, ma all’inizio serve tempo per poterla comprendere perfettamente. Noi siamo un team supportato da Yamaha, come Kallio e GMT94, ma in questo caso “supportato” vuol dire tutto e non vuole dire niente, perché di fatto sia noi che gli altri due team ci prepariamo le moto da soli. Nell’inverno abbiamo investito tempo e risorse per capire cosa ci avesse frenati nella stagione 2018. Alla fine, possiamo dire che i nostri punti deboli principali erano la frizione antisaltellamento e il freno motore, con cui Randy non si sentiva sempre a suo agio. In più, Randy non era il pilota che è adesso e ha lavorato tutto l’inverno per migliorare nelle aree in cui serviva. Ora abbiamo un pacchetto tecnico perfetto e piloti veloci e motivati. Cosa volere di più?

 

Parlando invece di Federico Caricasulo, voi avevate lavorato con lui già nel CIV, nell’Europeo Superstock 600 e poi nel 2016 in Supersport. Com’è cambiato “Carica” rispetto a tre anni fa?

Sicuramente è maturato dal punto di vista agonistico. Nei due anni passati col team GRT Yamaha ha imparato molte cose e ottenuto diversi risultati importanti, ma la foga e qualche problema tecnico gli hanno impedito di giocarsi il titolo. Ora ha capito che non serve a niente voler dimostrare tutto subito e quest’anno abbiamo trovato un Federico Caricasulo sempre veloce, ma molto più maturo.

 

Secondo te, chi può essere il vostro avversario principale da qui alla fine della stagione?

Jules Cluzel e il team GMT94. Jules è un pilota eccezionale, lo sappiamo, e il team GMT94 ha grande esperienza e budget. Forse la squadra non hanno ancora assimilato del tutto il passaggio dal Mondiale Endurance alle cosiddette “gare sprint”, ma grazie anche a Cluzel hanno trovato la strada per essere competitivi qui in Supersport. Per quanto ci riguarda, nei loro confronti proviamo grande rispetto e, onestamente, anche un po’ di paura…

 

Parlando della vostra storia, com’è nato e cresciuto l’attuale team Bardahl Evan Bros Racing?

Tutto è iniziato nel 2013, quando abbiamo debuttato nel CIV Supersport 600 con Marco Faccani. Io e mio fratello Paolo gestiamo un’azienda che vende ricambi auto e all’inizio il team aveva sede lì, in un piccolo reparto. Successivamente, abbiamo allestito un reparto corse vero e proprio trasferendoci in un capannone, dove io e altre 3 o 4 persone ci occupiamo quotidianamente della preparazione delle moto. Siamo cresciuti anche in termini di mezzi di trasporto: nel 2014, quando abbiamo vinto il titolo nel CIV Supersport 600 con Caricasulo, avevamo un piccolo camion; successivamente, abbiamo acquistato il tanto agognato bilico…

 

Nel 2013 vi aspettavate di arrivare dove siete adesso?

Assolutamente no. Pochi anni fa il team di riferimento in Supersport era Ten Kate e noi lo vedevamo come un team fantastico e inavvicinabile. Oggi, le persone ci dicono che siamo noi il punto di riferimento del campionato e, ad essere sinceri, non ci aspettavamo di arrivare a questo punto. Se siamo arrivati fin qui, è grazie alla nostra caparbietà e anche al sostegno dei nostri sponsor. Bardahl, in particolare, ci sostiene dal 2014 e si può dire che questa azienda è cresciuta insieme a noi. Oltre a Bardahl, abbiamo alcuni sponsor della nostra zona che ci danno una mano importante e siamo grati a ciascuno di loro.

 

In conclusione, cosa vi aspettate dalla seconda metà del Mondiale Supersport 2019?

Certamente sarà difficile andare come siamo andati finora, perché il livello del campionato è davvero alto. In queste prime sei gare siamo stati bravi, professionali e anche fortunati, dato che siamo sempre andati a podio coi nostri piloti, ma l’imprevisto, problema tecnico o caduta che sia, è sempre dietro l’angolo, come è successo a Caricasulo a Imola. Lì “Fede” ha lottato per la vittoria fino all’ultimo giro, ma a poche curve dal termine si è dovuto arrendere per un problema a un connettore della pompa della benzina, che gli ha impedito di battere Krummenacher. In ogni caso, i nostri piloti sono stati bravissimi a non raccogliere neanche uno “zero” e in più, possiamo dire che le nostre moto sono non solo competitive, ma anche affidabili: basti pensare che in un anno e mezzo con Yamaha, non ci siamo mai ritirati per problemi tecnici. Inevitabilmente l’affidabilità è fondamentale, se si vuole lottare per il titolo, e la nostra speranza è quella di replicare nelle prossime gare quanto abbiamo fatto finora. Sarà difficile, ma ci proveremo!

 

Photo Credit: Vaclav Duska Jr.